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L'uomo più ricco d'Italia ha un lato dolce, molto dolce.

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Unprodotto che è conosciuto in tutto il mondo, diventato il simbolo della golosità per milioni di persone, trasformato addirittura in un fenomeno sociale studiato nelle università. Michele Ferrero è da anni, secondo Forbes, l'italiano più ricco. E dal suo patrimonio di 14,2 miliardi guarda dall'alto in basso tutti gli altri «paperoni» del Paese. Grazie alla Nutella ma anche agli altri prodotti che hanno fatto crescere la sua industria a livello internazionale: chi non ha comprato ai figli le barrette o gli ovetti Kinder, o non ha acquistato almeno una volta una scatola di Pocket coffee o di Tic tac, o non ha regalato un Mon Cheri o un Ferrero Rocher? Mattoncini che sono serviti all'imprenditore di Alba per scalare la vetta del successo economico. Ma il suo nome rimane legato soprattutto alla Nutella. Un dolce che nasce subito dopo la guerra in anni di fame e ristrettezze economiche. Pietro Ferrero, padre di Michele, inventò nel laboratorio di via Rattazzi, ad Alba, la «Pasta Gianduia» o «Gianduiot», a base di nocciole, avvolta nella carta stagnola, che si tagliava a fette e si mangiava con il pane. Prodotto accettabile, che costava poco. Seicento lire (siamo nel 1946) al chilo contro le 3.000 del cioccolato. Pietro ha fatto centro; il prodotto incontra i favori del pubblico, alla fine di quell'anno si registra una produzione di oltre 1.000 quintali di Gianduiot, i dipendenti salgono a 50, poi a 100. È l'anno in cui nasce ufficialmente l'industria Ferrero. Un'industria che ha fatto un vanto della sua serietà. Non per niente nel 2009 l'azienda di Alba è risultata, secondo la classifica del Reputation Institute, la società più affidabile del mondo. Battendo altre industrie mica da ridere: la svedese Ikea e la Johnson & Johnson. E nel novembre 2002 il figlio Pietro, diventato nel frattempo amministratore delegato dell'azienda insieme al fratello Giovanni, ricevette dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi il premio Leonardo Qualità Italia. Pietro Ferrero muore però il 19 aprile dell'anno scorso in Sudafrica per un malore, lasciando alla guida del colosso dolciario solo il fratello. Ma il patron Michele continua a sorvegliare tutto l'impero. Con modi – racconta chi lo conosce – ancora da piccola fabbrica di famiglia. I nuovi prodotti vengono tutti testati personalmente dai membri del consiglio di amministrazione e il fondatore dell'azienda continua ogni tanto a girare nei negozi e nei supermercati per vedere di persona le reazioni dei clienti ai suoi prodotti. Pa. Zap.

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