Rutelli smentisce ancora Lusi
«Non ha potuto fare altro che mettere a verbale la propria incapacità di indicare il nome di un solo dirigente del partito che fosse a conoscenza delle sue "attività predatorie"». Non si ferma l'attacco dei vertici della ex Margherita contro il senatore Luigi Lusi, indagato per appropriazione indebita per aver sottratto dalle casse del partito più di 21 milioni di euro. Il presidente dell'Api Francesco Rutelli non ha atteso un attimo nel respingere le presunte dichiarazioni fatte da Lusi davanti ai magistrati, che lo hanno ascoltato per oltre sei ore nell'ambito dell'inchiesta sui soldi che l'ex tesoriere avrebbe usato per acquistare diversi immobili, intestandoli a società riconducibili a lui e ai familiari. Anche le affermazioni di Lusi riguardo all'intenzione di restituire il denato sottratto, sono state smontate parola per parola dal leader della Margherita. «Lusi non può restituire il maltolto ora che non è più tesoriere, poiché non ne ha la disponibilità in quanto sono sotto sequestro e tocca all'autorità giudiziaria disporne. Noi intendiamo recuperare tutto il maltolto, fino all'ultimo euro». Ma il presidente della Margherita Rutelli, il presidente dell'Assemblea federale Enzo Bianco e il presidente del Comitato di tesoreria Gianpiero Bocci contestano anche la ricostruzione fatta da Lusi davanti ai magistrati sulla spartizione di milioni di euro tra i partiti. «Non è mai esistito un accordo per la destinazione delle risorse della Margherita - spiegano i vertici del partito - la legittima e doverosa destinazione di risorse nei 10 anni della Margherita non è mai stata effettuata sulla base di una ripartizione per aree e correnti (salvo, ovviamente, la retrocessione di 25 milioni ai quattro partiti fondatori, ultimata nel 2006 e iscritta al bilancio)». In base a quanto dichiarato dalla Margherita, dunque, l'indagato non avrebbe riferito alla procura di Roma elementi che si fonderebbero sulla verità, tanto da portare lo stesso partito ad avviare una serie di iniziative giudiziarie per difendersi dalle diffamazioni e dalle parole che l'ex tesoriere avrebbe pronunciato di fronte al procuratore capo Giuseppe Pignatone, all'aggiunto Alberto Caperna e al pubblico ministero Stefano Pesci. A sostegno della tesi difensiva della Margherita, una serie di documenti che le scorse settimane sono stati depositati in procura e dai quali, secondo i vertici del partito, emergerebbero i «sofisticati artifici adoperati dall'ex tesoriere e ulteriori significativi elementi da noi trasmessi agli inquirenti». Intanto il prossimo 5 aprile, davanti al Riesame di Roma, si discuterà il ricorso presentato dai difensori dell'ex tesoriere contro il sequestro di sei immobili e due milioni di euro disposto nelle scorse settimane. I penalisti attenderanno l'eventuale pronuncia dei giudici della Libertà per valutare un'istanza affinché venga disposto un incidente probatorio sui conti della Margherita. Intanto Emanuele Lusi, nipote del senatore, è stato sentito come testimone e ha confermato di avere ricevuto dallo zio un prestito di 360 mila euro, ma di aver ignorato che il denaro provenisse dalle casse della Margherita. Oltre al fronte giudiziario, parallelamente, c'è anche quello politico, dove non mancano «analisi» contrarie alle dichiarazioni e ai comportamenti dei vertici della Margherita. E in alcuni casi le «accuse» arrivano addirittura da chi prima faceva parte dello stesso partito, come il sindaco di Firenze Matteo Renzi. «Lo dico con molta chiarezza: Lusi ha delle evidenti responsabilità penali, perché ha rubato ed è reo confesso, ma i vertici della Margherita hanno sbagliato a non controllare ed è una colpa politica, questa». Sono le affermazioni del primo cittadino toscano che ha rilasciato al settimanale «A». E va anche oltre il sindaco Renzi, che chiede che si faccia subito chiarezza e vengano messe su internet le carte della Margherita e anche quelle di tutti i partiti «visto che hanno ricevuto i soldi di contribuenti».