La legge elettorale spacca Pdl e Pd

Praticamente è una gara. Da una parte il Pdl, con l'anima ex An che scalpita, e tutti che spiegano che comunque il Pd sta peggio. Dall'altra i Democratici, con Rosy Bindi all'attacco sostenuta dalla pattuglia prodiana-ulivista, e il resto del partito che sottolinea come Angelino Alfano sia in grossa difficoltà. L'unica certezza è che l'intesa di massima raggiunta sulle riforme istituzionali e sulle modifiche al sistema di voto ha messo a soqquadro entrambi gli schieramenti.   Certo, per ora, Alfano, Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini non hanno prodotto testi. Quello è compito dei tecnici che si riuniranno martedì sotto la supervisione del responsabile riforme del Pd Luciano Violante per cercare di tradurre in norme le suggestioni di questi giorni. A creare agitazione è soprattutto quello che sembra un ritorno alla Prima Repubblica con i governi costruiti nelle aule parlamentari e non nelle urne. Insomma il proporzionale puro che strizza l'occhio al modello tedesco non piace. Nel Pdl preferirebbero lo «spagnolo». Non a caso il capogruppo al Senato Gaetano Quagliariello commenta: «Mi fa un po' ridere la storia che abolirebbe il bipolarismo. L'idea è quella di aiutare il bipolarismo possibile, lasciando una visione bipolare tra i due maggiori partiti e prevedendo una legge in cui più il partito è grande e più guadagna in termini di seggi». Ma a preoccupare il partito di Alfano è soprattutto l'agitazione degli ex An, che oltre a criticare l'ipotesi di legge elettorale («Nessuno può chiedermi di votare contro la mia storia per riportare l'Italia indietro di vent'anni» avverte Giorgia Meloni) non gradiscono troppo la «rinascita forzista» che, in vista delle elezioni amministrative, sta favorendo la nascita di liste civiche soprattutto al Nord (da Forza Lecco a Forza Verona). Ieri una cinquantina di parlamentari Pdl provenienti da Alleanza Nazionale si è ritrovata con Ignazio La Russa e Maurizio Gasparri. «Ci siamo riuniti - ha spiegato La Russa - per rendere chiaro a tutti che stiamo col Pdl di Alfano e con Alfano e Berlusconi senza se e senza ma. Forse per simmetria con l'effettivo contrasto in casa Pd». Domenica a Milano gli ex An si ritroveranno per festeggiare i 60 anni del Secolo. Un appuntamento fissato da tempo, ma che servirà per far capire che nel Pdl non ci sono «ospiti». Soprattutto perché celebrato alla vigilia della direzione del Pdl che dovrebbe svolgersi martedì. Le cose non vanno meglio dalle parti di Pier Luigi Bersani. Qui a far polemica sono soprattutto gli ulivisti (da sempre sostenitori convinti del sistema maggioritario) e Bindi che però, spiegano al Nazareno, ha già assicurato al segretario il suo sostegno. Qualsiasi cosa accada. Di certo, anche per evitare spaccature, il partito ha deciso di premiare la quantità rispetto alla qualità. Posizione perfettamente sintetizzata dalla presidente dei senatori Democratici Anna Finocchiaro: «L'importante è spazzare via il Porcellum». Poco importa come.   Linea simile a quella di Casini che spiega come la politica sia l'arte del compromesso e che «chi dice che è uno schifo vuol dire che vuole tenersi stretto il Porcellum e deve assumersi le sue responsabilità». Sia Pd che Pdl, poi devono guardarsi dal pressing esterno. Da un lato la Lega con Roberto Calderoli che assicura che se le riforme sono serie il Carroccio ci sta, ma se si tratta di dar vita ad un modello «romano-tedesco», dice "no" («In Italia prima si fanno i trucchi e poi le leggi»). Dall'altro Sel e Idv. Per Nichi Vendola l'ipotesi di riforma elettorale è da «letteratura dell'orrore». Antonio Di Pietro, invece, imbocca già la strada del referendum: «Non si può passare porcata alla vaccata».