L'ira di Afrodite
Tempi moderniUna volta l'uomo concepiva desiderando. Ora basta il medico
Maquando, non senza stupore, avrà appreso che la ragione risiede nel fatto che in quei luoghi sono praticate da in pezzo certe nuove tecniche riproduttive escogitate dall'ingegneria biogenetica, potrebbe a sua volta consigliarci di consultare, sull'argomento, la massima esperta del ramo Eros e Concepmento, ossia la signora Afrodite. Che presumibilmente risponderebbe così: «Cari omettini, sappiate che simili orrori non potrebbero accadere se non mi aveste accoppata da un pezzo. Purtroppo io stessa mi sono a lungo illusa che l'annucio della mia morte fosse una sciocca esagerazione. In fondo (mi dicevo) fin quando i mortali verranno concepiti nel solo modo che piace a me, e per riprodursi dovranno continuare ad accoppiarsi, e potranno dunque dirsi, come tutti gli esseri viventi, figli del desiderio e della voluttà - ebbene, fino a quel giorno, checché si dica, io sarò viva. Ma ora che avete imparato a riprodurvi anche senza copulare, devo ammettere di essere finita. «Ma non crediate che sia disperata. Non sono nemmeno arrabbiata. Sono semplicemente nauseata. Giacché nulla mi sembra più stomachevole di quelle macchinose porcherie che oggi vi permettono di far figli a qualsiasi prezzo. Anche contro il volere degli dèi. Ossia anche a costo di infrangere e sfigurare le sacre leggi della natura. «Ah, voi tutti non potete immaginare che schifo mi fanno quelle ridicole confricazioni di ovociti e spermatozoi che squadre di orrendi guardoni in camice bianco, dopo averli estirpati chissà come dai grembi di uomini e donne che a volte neanche si conoscono fra loro, fanno accoppiare nei loro spettrali alambicchi. Ovviamente non ignoro che queste mie parole vi sembreranno la lagna di una gloriosa puttana celeste che fu onorata proprio per la sua dissolutezza. Ricordatevi, però, che la mia famosa lascivia fu sempre legata intimamente all'amore. Desiderio, amplesso, voluttà, concepimento, nascita: questi per me sono anelli di un sola e medesima collana. La collana, appunto, dell'Amore e della Vita. Che ho sempre onorato incitando tutti gli animali della terra, del mare e del cielo, a non spezzarla mai. Ossia a riprodursi accoppiandosi un po' dovunque: sui monti, fra le onde e sulle rive; sui prati, sugli alberi e sugli scogli; nei campi, fra le nubi e sottoterra. E permettendo anche a voi di farlo dove di pare: al chiuso e all'aperto, a letto e in automobile, in treno e persino in astronave. «A volte vi ho consentito di farlo anche nei templi e nelle chiese. Ma non in quelle fiale dove i poveri gameti sono indotti a tastarsi e strofinarsi senza nessun diletto, davanti a sciami di sanitari! O dove un'unica cellula, divelta da un solo organismo, viene poi manipolata in uno squallido isolamento! Tutto questo è veramente disgustoso. E trovo criminale far venire al mondo dei bambini che un giorno apprenderanno di esser nati non da un abbraccio amoroso ma da una tresca in provetta». Molto naturalmente ci ha stupido constatare c0me su questo argomento le idee di una porcellona pagana possano essere persino, diciamo così, più conservatrici e intransigenti di quelle di tanti moderni cristiani. E persino di tanti teologi. Molti dei quali - sarà forse superfluo ricordarlo - hanno sempre visto in Afrodite una svergognata diavolessa. Ma proprio per questo, dopo aver fedelmente registrato questo suo predicozzo immaginario, non mi sembra inopportuno offrirlo all'attenzione di tutti gli esperti di bioetica.