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UmbertoBossi è furioso. Davanti ai suoi occhi c'è la sua gente. Quelli di Castiglione Olona, un paesino di 8000 anime in provincia di Varese. Tanti leghisti, gente del popolo, operai e imprenditori, commercianti e agricoltori, tutti accorsi per ascoltare il Capo arrivato lì per inaugurare la nuova sezione del movimento. Ora è il momento di alzare la voce. Lanciare la sfida a quel premier che «si illude che basta avere alle spalle il capo dello Stato per andare avanti all'infinito». E invece no. Questo non accadrà «perché la gente vuole davvero cambiamenti e un po' di risposte che lui non sa dare». Nessun cambiamento per il Nord, quindi, e così toccherà alla Lega tornare a marciare sulla Capitale. «Ma ci andremo tutti insieme a Roma. In Aula, noi con la legge a picchiare i pugni sul tavolo. E voi - rivolgendosi alla sua gente - davanti alla Camera con la forza del popolo». Fuoco e fiamme quindi. La crociata contro Monti entra nel vivo. Le Amministrative si avvicinano e quando la campagna elettorale chiama l'Umberto risponde. Il primo obiettivo è demolire l'inquilino di Palazzo Chigi: «Un Monti, in Germania, non ci sarebbe stato: lo avrebbero bastonato, che è giusto». Non bastasse eccolo attaccare l'impronta centralista che ha dato questo governo: «Lo Stato italiano non lascia stare i suoi Comuni, interviene continuamente. Il popolo lombardo è buono e sopporta», mentre in Germania, che è uno Stato federale, queste cose non le permetterebbero». Il leader della Lega poi chiede aiuto ai suoi non solo protestando a Montecitorio ma anche per sostenere le leggi di iniziativa popolare sulle quali il Carroccio raccoglierà le firme. Si parte da quella sul Tfr in busta paga e si proseguirà per difendere la pensione dopo 40 anni di lavoro. «Voglio proprio vedere come farà Monti e la sua combriccola a votare contro queste leggi che presenteremo in Parlamento». Squilli di trombe che partono anche da Roberto Maroni, giunto anche lui nel varesotto per dar man forte al Capo: «Questo governo si batte con la forza popolare e con la piazza, ecco perché è giusta l'iniziativa delle leggi popolari». Così Umberto e Bobo sono tornati a sorridere assieme. «Con lui siamo amici da troppo tempo - è il ricordo del Senatùr - Pensate che il primo leghista in casa era suo padre». Poi, riferendosi alle discussioni interne al movimento, conclude: «Sono discussioni in famiglia che durano poco». Ecco infatti che, non appena viene battuta la notizia che la raccolta di firme sul web per chiedere un referendum per l'annessione della Lombardia alla Svizzera aveva raggiunto le 12 mila sottoscrizioni, i due big nordisti si trovano nuovamente concordi. Per l'Umberto «è un'ottima, una bellisima idea». Poi, scherzando aggiunge: «Possiamo dichiarare guerra alla Svizzera e arrenderci subito». Più tecnico il commento di Maroni che intanto si era spostato a Lissone (Monza) per la campagna elettorale: «Il gran numero di adesioni dimostra la voglia che c'è di cambiamento verso un moderno sistema federalista, che è la battaglia della Lega». Quanto all'ex alleato Berlusconi, Bossi non risparmia critiche. Prima smentisce di averlo incontrato a Gemonio, poi, alla domanda se gli accordi che l'ex premier cercherebbe con lui sono sull'alleanza, ha replicato: «No, sull'alleanza no, vuole fare l'accordo sulla legge elettorale». Ultimo capitolo sul quale il leader dei lumbard mette l'accento è il lavoro. Un tema caldo sul quale il governo sta tentando di portare avanti una riforma: «Il lavoro per i giovani è una cosa importante, fondamentale, si fa, se si crea sviluppo, non se si creano tasse: questo è l'errore di questo governo». Un governo che, con un po' di retorica leghista, Maroni vede essere guidato da un moderno "Barbarossa" «e noi dobbiamo ribellarci, perché come il Barbarossa questi qui stanno schiacciando i nostri comuni». Inizia così la lunga volata della Lega prima delle Politiche 2013. Il desiderio di Bossi di avere le elezioni anticipate resterà disatteso e così al vecchio leone della politica nordista non resta che urlare, far sentire di essere ancora in sella. E intanto il tempo passa e «l'amico» Maroni è già pronto ad archiviare elmi e spade celtiche per fare della Lega un nuovo partito punto di riferimento per tutte le genti del Nord.

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