Lusi ai pm: soldi divisi tra popolari e rutelliani
Nelle sei ore di interrogatorio il senatore Luigi Lusi non avrebbe puntato il dito contro la Margherita. È la procura di Roma a spiegare che l'ex tesoriere indagato per appropriazione indebita, due giorni fa, davanti agli inquirenti, non ha fatto nomi e cognomi di colleghi di partito. Nel verbale di interrogatorio, che i pubblici ministeri hanno secretato, non risulterebbero quindi accuse da parte del politico, accusato di aver sottratto dalle casse della Margherita oltre venti milioni di euro, direttamente contro i vertici del partito. Anzi. Secondo quanto sottolineato dal suo avvocato, il penalista Luca Petrucci, Lusi si è assunto tutte le sue responsabilità e avrebbe illustrato «con dovizia di particolari il meccanismo del sistema del quale sono lui, nella sua autonomia di tesoriere, era responsabile e ha ribadito di essere pronto all'immediata restituzione di tutto quanto in suo possesso di proprietà della Margherita». Il senatore non avrebbe dunque parlato di episodi o di «responsabilità di terzi dei quali non è a conoscenza». Ma ai magistrati avrebbe detto che «dell'acquisto di immobili alcuni sapevano, preferisco non fare nomi perché so bene che nessuno di loro confermerebbe le mie parole». Lusi ha spiegato ai pm di aver ricevuto mandato in generale «di investire nei migliori modi possibili la liquidità della Margherita, che veniva in gran parte dal rimborso delle varie elezioni e quindi da nessuno nello specifico». E dopo il 2006, con la fusione con i Ds e la costituzione del Pd, avrebbe detto Lusi, all'interno della Margherita fu raggiunto un accordo, del quale l'indagato era il garante, per la ripartizione dei fondi e delle spese tra Popolari (60%) e Rutelliani (40%). Dal palazzo di Giustizia è stato precisato, inoltre, che non è stato affrontato il tema delle carte di credito, riferendosi alle ricevute pubblicate sui quotidiani. Quindi, secondo le precisazioni della procura, non si può parlare di "tutti sapevano" e che i vertici della Margherita potevano non essersi accorti degli ammanchi di denaro dalle casse. I dirigenti della Margherita adesso hanno intenzione di spazzare via le «menzogne e l'esistenza di un patto spartitorio che includerebbe addirittura le case e le appropriazioni indebite di Lusi», fanno sapere dagli ex vertici della Margherita. «L'unico a sapere e ad agire era l'ex tesoriere, reo confesso, - continuano - che si è arricchito personalmente con condotte definite dai magistrati "predatorie e criminalil"». Per quanto riguarda il capitolo della restituzione di denaro, affrontato da Lusi con i pm, i suoi difensori hanno affermato di aver «ricevuto mandato dal senatore e dalla moglie di procedere alla formalizzazione dell'offerta di cessione di quote della società Luigia Ltd dagli stessi detenuta in favore dei rappresentanti del movimento politico La Margherita-Democrazia e Liberta. La predetta società venne costituita, secondo le indicazioni fornite dai clienti che ci hanno conferito mandato, da Lusi per l'acquisizione e la gestione di patrimonio immobiliare con risorse finanziarie provenienti dal movimento politico La Margherita-Democrazia e Libertà». La società canadese sarà dunque ceduta alla Margherita. «Ribadisco l'intenzione di restituire tutto quanto della Margherita», ha infatti detto Lusi ai pm due giorni fa.