Napolitano richiama Monti su decreti e fiducie
Puntuali,alle 18, sono arrivati i vertici della Lega capitanati da Roberto Calderoli e Roberto Maroni. Mezz'ora dopo è toccato ai dipietristi Felice Belisario e Massimo Donadi. Tutti giunti con lo stesso l'obiettivo: manifestare la propria insofferenza per l'atteggiamento con cui il governo tratta il Parlamento. Un'ora e più di chiacchierata durante la quale Giorgio Napolitano ha raccolto i cahiers de doleance delle due delegazioni critiche per il ricorso troppo frequente da parte del governo all'uso di decreti legge e di fiducie. Una dura critica che ha costretto il Capo dello Stato a diramare una nota nella quale puntualizzare tre punti: la necessità del rispetto delle prerogative parlamentari; il ricorso alla fiducia solo in casi di reale necessità; il vaglio rigoroso sui criteri di necessità ed urgenza dei decreti legge. E così Napolitano avverte: «Il fatto che siano finora mancate revisioni di norme costituzionali o parlamentari, tali da garantire un corretto e spedito esame di provvedimenti di legge ordinari, non esimerà il Capo dello Stato dall'esercitare un vaglio rigoroso dei presupposti per l'emanazione di ulteriori decreti-legge e dal richiamare a un ricorso solo in casi di giustificabile necessità alla posizione della fiducia. Ciò vale a tutela delle prerogative del Parlamento e di un sereno svolgimento del confronto tra tutti i gruppi di maggioranza e di opposizione». Insomma: Napolitano fa sapere che vigilerà e le opposizioni sembrano avere un alleato per argirare la forza numerica della maggioranza. Un impegno che soddisfa il Carroccio e l'Idv ma che trova il governo sulle difensive. E infatti è proprio Giampaolo D'Andrea, sottosegretario ai Rapporti col Parlamento, a difendere le scelte dell'esecutivo: «Noi abbiamo dovuto adottare una terapia d'urto che è consistita in un programma di emergenza per forza basato sul rapporto tra decreti leggi e tempestività della conversione in legge. Ci siamo riservati di lasciare al Parlamento la possibilità di intervento sui testi». Poi, riferendosi alla nota del Colle, ha aggiunto: «Io capisco la preoccupazione del presidente Napolitano dal momento in cui i gruppi di opposizione segnalano il ricorso ai decreti. Tuttavia sulla riforma del lavoro invece è stata segnalata la mancanza della scelta del decreto. I conti vanno fatti calendario alla mano e in relazione ai comportamenti parlamentari: se i testi vengono seppelliti da emendamenti, allora la fiducia tecnica diventa indispensabile. Ricordiamo che siamo un governo d'emergenza che deve operare in tempi d'emergenza». E mentre la politica discute, Napolitano pensa ai giovani e, in mattinata, manda un messaggio al congresso dell'Ugl: «Le giovani generazioni, sulle quali grava già un debito pubblico che tende a diventare un fardello insopportabile, devono poter accedere al mercato del lavoro in modo che non siano penalizzate da ingiustificate precarietà o da forme inammissibili di sfruttamento». Per questo «l'impegno delle istituzioni e delle organizzazioni sindacali deve essere volto a contrastare la piaga della disoccupazione, che colpisce in primo luogo donne e giovani».