Napolitano: basta precari sfruttati
Basta giovani precari e sfruttati: è il monito che arriva dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che parlando della riforma del mercato del lavoro punta il dito sulla condizione delle giovani generazioni e chiede «l'impegno» di tutti, «delle istituzioni e delle organizzazioni sindacali» per contrastare «la piaga della disoccupazione, che colpisce in primo luogo donne e giovani». Tema su cui si sofferma con un'attenzione particolare. «Le giovani generazioni, sulle quali grava già un debito pubblico che tende a diventare un fardello insopportabile - scrive il capo dello Stato in un messaggio inviato per il terzo congresso dell'Ugl - devono poter accedere al mercato del lavoro in modo che non siano penalizzate da ingiustificate precarietà o da forme inammissibili di sfruttamento». E alle parti sociali si rivolge chiedendo un «forte spirito unitario» in modo che contribuiscano «a sviluppare un confronto aperto e costruttivo sulle soluzioni da perseguire». Camusso: campagna contro la riforma Il dibattito tra le organizzazioni non si spegne. Contro quelli che definisce "licenziamenti facili", il leader della Cgil, Susanna Camusso, preannuncia una straordinaria campagna fatta di appelli, raccolta firme ed anche scioperi e assicura: «Se questo Paese lo dice, siamo certi che alla fine non passerà la controriforma del mercato del lavoro». Il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, ritiene che se il governo risponderà accogliendo la «soluzione tedesca», ossia che sui licenziamenti economici, alla fine dell'iter, è il giudice a decidere tra reintegro e indennizzo, «risolviamo il problema. Evitiamo così discussioni inutili e ci predisponiamo alla battaglia per la crescita». Il numero uno della Uil, Luigi Angeletti, si dice convinto che l'articolo 18 «è solo una questione di potere» nei luoghi di lavoro, che l'obiettivo è spostare l'equilibrio «a favore delle imprese». D'accordo con la Cgil, l'Ugl: «I licenziamenti facili sono esattamente il contrario di quello che serve al Paese e ai giovani», dice il segretario generale Giovanni Centrella, che aprendo il congresso confederale avverte: «Con la disoccupazione in crescita, il rischio concreto è di creare un allarme sociale senza precedenti». I sindacati sono però compatti sul fronte delle pensioni e della questione degli 'esodatì, coloro che con la riforma varata dal governo Monti dopo aver lasciato il lavoro hanno visto allungarsi i tempi per la pensione. E uniti si preparano a scendere in piazza il 13 aprile. Mentre si accende anche la polemica sul numero delle persone che sarebbero coinvolte. Camusso giudica «scandaloso il silenzio dell'Inps». L'istituto di previdenza risponde che non sono 350mila, come sostiene il sindacato: «Il numero potrebbe anche essere superiore, o inferiore, dipende dalle scelte che verranno fatte». Governo e Parlamento devono trovare una soluzione, avverte Bonanni, indicando in questo obiettivo il senso «non politico» della manifestazione unitaria.