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La fronda anti-Squinzi fa squadra

Giorgio Squinzi

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Posti in piedi nella sala conferenze dell'hotel Melià a Milano dove ieri si è data appuntamento quella che ormai viene definita la «corrente-Bombassei» di Confindustria. Ovvero quegli imprenditori che hanno votato in massa per il numero uno della Brembo consentendo al neoletto Giorgio Squinzi una vittoria di misura. Solo undici voti separano il successorre di Emma Marcegaglia da Bombassei, e sono voti che già pesano e vogliono farsi sentire. È una situazione senza precedenti nella storia di Confindustria, al limite della spaccatura. Nell'incontro di ieri c'erano le piccole e medie imprese in massa, numerose territoriali ma anche i big da Finmeccanica a Federchimica. Una riunione durata dalle 10 del mattino alle 14 con una sequenza ininterrotta di interventi e la decisione finale, compatta, di dare ampio mandato a Bombassei ad andare avanti per far valere il proprio programma. La richiesta unanime è quella di cambiare la struttura di Confindustria «rimettendo al centro l'impresa e la competitività», abbattendo i costi, sfoltendo la burocrazia, insomma trasformando una struttura pletorica e farraginosa, come molti industriali l'hanno definita nei loro interventi, in un'associazione snella e vicina alle esigenze delle imprese. I sostenitori della linea di Bombassei non solo si sono contati ma hanno anche formalizzato il loro dissenso con la costituzione di un movimento con tanto di nome e programma. Il movimento si chiama «Impresa al centro - Cambiare per crescere» e si configura come una sorta di «patto di sindacato» all'interno di Confindustria che vuole far sentire la propria voce e incidere sul programma di Squinzi. Insomma il neopresidente dovrà in qualche misura venire a patti o quantomeno tener conto delle istanze di questo «movimento». Il rischio, in caso contrario, è che si apra una diaspora di imprenditori. Un pericolo reale. Finmeccanica ieri nel suo intervento è stata chiara: Se non si cambia, se non si abbattono i costi, noi usciamo. Il leit motive di tutti gli interventi di ieri è stato «discontinuità» rispetto al passato e «innovazione». Che significa determinazione a pretendere il cambiamento della macchina confindustriale. Bombassei si è limitato a dire che c'è «un movimento di opinione che si è coagulato attorno a un programma». Nella nota finale c'è il programma della «corrente» di Bombassei. «Confindustria deve tornare a concentrarsi sulle esigenze del tessuto economico del Paese, e in particolare il manifatturiero innovativo orientato alle esportazioni». Poi si sottolinea che c'è stato «un voto di giunta molto rappresentativo, testimoniato dalle manifestazioni di stima e dagli inviti a proseguire sulla strada del cambiamento ricevuti da Alberto Bombassei». Non solo. Si dice chiaro e tondo che «la nuova squadra di presidenza, le sue designazioni e il suo programma dovranno dare chiara rappresentazione alle forti istanze di modernizzazione e cambiamento di Confindustria e di rilancio del sistema industriale». Al neo presidente Squinzi, il movimento chiede di «valorizzare questo contributo di idee per giungere alla costruzione di una Confindustria unita e più forte». Non è proprio un ultimatum ma di sicuro è una forte sollecitazione. La prima verifica se queste richieste sono state accolte, sarà la formazione della squadra. Squinzi dovrà presentare la squadra il 19 aprile in Giunta e quindi dovrà muoversi con i piedi di piombo e i tempi sono stretti. L'appuntamento con l'Assemblea privata di Confindustria è per il 23 maggio mentre il debutto sarà il giorno successivo. Ieri a Milano si era diffusa anche la voce che alcuni big imprenditoriali che hanno votato Squinzi, avrebbero fatto dietro front e sarebbero disponibili ad appoggiare la linea Bombassei. Critiche dai sostenitori di Squinzi. «No a pseudocorrenti, ma rispetto dell'istituzione di Confindustria» afferma il presidente della piccola impresa, Boccia mentre per Morelli, leader dei giovani, «sarebbe grave creare una corrente».

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