Ecco la tassa sulle disgrazie
Torna la tassa sulla disgrazia. O meglio la possibilità per le regioni di aumentare le accise sulla benzina nel caso di calamità naturali e di eventi eccezionali. Come terremoti e inondazioni, ma anche nevicate e fenomeni metereologici fuori dal comune. Per finanziare il fondo della protezione civile a cui si attinge in quelle circostanza a pagare saranno ancora una volta gli automobilisti italiani. La commissione Affari costituzionali del Senato, ieri ha ripristinato il balzello sulle catastrofi tolta due settimane fa dalla Camera. Ora la parola passa all'aula di Palazzo Madama che oggi voterà il decreto semplificazioni, in cui è inserita la norma. La maggiore novità riguarda invece la liberalizzazione del cosiddetto «ultimo miglio» nelle telecomunicazioni, con i gruppi parlamentari che hanno imposto al governo una norma più incisiva, che interviene in un mercato che vale circa 230 milioni di Euro. L'esecutivo invece è riuscito a respingere le richieste di ripristinare la legge che assegna ai giovani ricercatori dei fondi con criteri meritocratici, norma eliminata dal decreto e che ha provocato una spaccatura nel Pd. La «tassa sulle disgrazie», era stata cancellata dalla Camera e in Senato la commissione Bilancio ha posto un problema di copertura finanziaria del decreto. La norma, voluta un anno fa dall'ex ministro Giulio Tremonti, stabilisce che il Fondo della protezione civile per le calamità naturali sia finanziato attraverso l'aumento automatico delle accise regionale sulla benzina ogni volta che si usano risorse del Fondo stesso. Come è appunto avvenuto in occasione delle eccezionali nevicate dello scorso febbraio. Curiosamente la tassa è stata ripristinata in Senato con un emendamento bipartisan mentre alla Camera il Pd aveva minacciato di non votare il decreto dopo che il sottosegretario al Tesoro Gianfranco Polillo aveva chiesto di evitare la cancellazione. Il governo ha invece dovuto cedere ai gruppi parlamentari sulla norma che liberalizza il cosiddetto «ultimo miglio» nella telefonia fissa. L'esecutivo aveva infatti presentato un emendamento che ammorbidiva la liberalizzazione inserita nel decreto alla Camera: dopo una notte di trattative il governo ha presentato un nuovo testo che attribuisce all'Agenzia per le comunicazioni (Agcom) com il compito di «individuare» entro 120 giorni, «le misure idonee a assicurare» la liberalizzazione, e stabilisce in modo esplicito che le aziende che affittano da Telecom il cavo dell'ultimo miglio, possano rivolgersi ad aziende terze e non alla stessa Telecom per una serie di servizi quali l'attivazione e la manutenzione. Nella mediazione è intervenuto il ministro della Funzione pubblica, Filippo Patroni Griffi, che ha spiegato che «è stato molto complesso trovare un punto di equilibrio» sull'emendamento per la liberalizzazione dell'ultimo miglio nelle tlc. «Nella riformulazione della proposta di modifica, «abbiamo tenuto conto di tutte le proposte, era una situazione complessa a causa di tutti i soggetti interessati», Si è invece basata sulla spaccatura del Pd la vittoria del Governo sulla norma riguardante l'assegnazione con metodi meritocratici di fondi per 82 milioni a ricercatori under 40. La norma proposta nel 2007 da Rita Levi Montalcini e Ignazio Marino è stata cancellata dal decreto, e l'emendamento degli stessi Marino e Montalcini che ripristinava la loro legge è stato appoggiato solo da una senatrice del Pd, Marilena Adamo. Il Pdl ha votato a favore, ma visto le assenze nel partito di Agnelino Alfano, l'emendamento non è passato. Il ministro Francesco Profumo ha però promesso una imminente legge che ripristinerà dei criteri meritocratici: «hanno vinto i baroni e la burocrazia» ha invece tuonato Marino.