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Il sinistro piano contro Monti

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Il rischio, per quanto paradossale, che i rottami della politica tentino di impossessarsi della Repubblica è tutt'altro che remoto. Lo ha documentato con stringenti argomentazioni ieri sul Tempo Mario Sechi. Sarebbe stolto chiudere gli occhi su una realtà che appare piuttosto chiara. Il Pd, esemplare residuo di idiosincrasie ideologiche, di tracotanza partitocratica e di populismo demagogico, prigioniero delle sue innumerevoli contraddizioni sta mettendo a punto una strategia che dovrebbe, nel giro di pochi mesi, chiudere l'esperienza di Monti, portare il Paese alle elezioni anticipate, vincerle e provare a governare in alleanza con altri rottami non meno privi di senso della storia. Bersani sembra il soggetto più adatto a guidare l'operazione poiché seriamente affetto dalla sindrome della disperazione derivata dall'assenza del nemico che lui ed il suo partito hanno determinato contribuendo a provocare la caduta di Berlusconi e prodigandosi per la formazione di un governo che credevano di manovrare a loro piacimento. Con la riforma delle pensioni e con quella del mercato del lavoro, guarnita dalla cancellazione dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, i sinistri eredi del vecchio Pci ed i neoclassisti fautori dell'odio sociale hanno realizzato che l'Italia potrebbe cambiare profondamente mettendo in pericolo la loro stessa sopravvivenza. La sola strada percorribile, dunque, è mandare tutto a monte. Che poi nel baratro cadano le residue speranze di modernizzare l'Italia a questi figuri, asserragliati a difesa delle loro patetiche nostalgie, importa poco o nulla. Sanno di poter contare su una forza non indifferente rappresentata dal sindacato più retrivo d'Europa e dal terrore di milioni di italiani di perdere privilegi non più sopportabili dallo Stato costretto a pagarli. Sanno anche che di fronte hanno schieramenti politici tutt'altro che coesi e dunque non in grado di difendere il governo nel momento in cui si accinge a dare la spallata al "regressismo" politico e sociale cui dobbiamo in buona parte la crisi che ci allarma. Sanno, soprattutto, che staccando la spina a Monti hanno buone possibilità di vincere le elezioni grazie alla vigente legge elettorale che non hanno nessuna intenzione di cambiare poiché quel premio di maggioranza che fino a ieri sembrava fargli schifo, adesso è considerato come il grimaldello per impossessarsi del potere. Questa sinistra, subdola e clientelare, lottizzatrice e corrotta, pur di premere sull'acceleratore della rottura del patto parlamentare necessitato dall'eccezionalità della congiuntura economica, non si accontenta di denunciare il riformismo che le farebbe perdere la faccia davanti al proprio elettorato, ma pervicacemente si ostina a mettere sul piatto materie estranee alle ragioni che a novembre scorso rivoluzionarono lo stato delle cose. La governance della Rai, per dirne una, sembra essere diventato il pretesto insormontabile affinché il Pd possa proseguire nell'azione di sostegno al governo. La sinistra ha considerato l'Ente televisivo di Stato da sempre come suo feudo usurpato e non vede l'ora di riprenderselo. Delle riforme istituzionali, poi, dalle parti del Pd se ne disinteressano ormai platealmente con buona pace di quanti avevano creduto nella buona fede di dirigenti che asserivano il contrario ed ancora oggi fingono di credere nella possibilità di cambiare almeno qualcuna delle regole del gioco. Non so se nel tritacarne che la sinistra sta oliando finirà anche il Terzo Polo. Casini ha pensato di poter ricostruire il "mondo dei moderati" e l'idea del "partito della nazione" era oggettivamente buona. Ma perché essa avesse successo era indispensabile una lunga tregua che sembra sul punto di finire. Insomma, ha sottovalutato il Pd il quale, animato da spirito di rivalsa, non ha mai ritenuto sinceramente di poter costruire un nuovo quadro politico fondato su una nuova legge elettorale e su regole condivise. Adesso il leader dell'Udc si ritrova impaludato e non sarà certo il Pdl, afflitto da problemi non indifferenti di tenuta interna e di proposta politica indeterminata, a lanciare una fune ai centristi anche se così la logica vorrebbe. Tutto è nuovamente in movimento. Le ombre si allungano un'altra volta su questa tormentata legislatura e non è detto che i residui del cattocomunismo non abbiano la meglio. A danno dell'Italia, naturalmente.

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