Pdl travolto dalle liste civiche

C'è chi parla di partito in difficoltà e chi annuncia una prossima fase ricostituente. C'è chi, con una buona dose di pessimismo, fa riferimento a una imminente "disfatta di Caporetto" e chi, più fiducioso, pensa già che, alla fine, il Pdl ritroverà lo splendore di un tempo. Punti di vista contrastanti che rappresentano al meglio tutte le difficoltà di un periodo storico nel quale i «tecnici» che siedono a Palazzo Chigi hanno messo all'angolo i politici. E proprio questi ora si trovano a dover gestire, in vista delle prossime Amministrative, tutte le conseguenze di quella scelta: i malumori della base ma, soprattutto, quelle «faide» a livello locale che, non riconoscendo più la centralità del partito nello stabilire la migliore strategia elettorale, lo stanno mettendo in difficoltà. Un vero e proprio stato confusionale che in questi ultimi periodi si è accanito soprattutto nei confronti del Pdl che da domenica 11 marzo, giorno dopo giorno, ha visto aumentare a macchia d'olio il fronte delle contestazioni. Una battaglia intestina che, il più delle volte, ha visto gli ex forzisti abbandonare il Pdl accusando i colleghi provenienti dalle fila di An di portare il partito «a destra».   E così ecco nascere ufficialmente «Forza Lecco», il movimento vicino all'ex ministro Michela Vittoria Brambilla, che sancisce la rottura in Lombardia tra l'ala ultra-forzista del Pdl e quella ex An che fa riferimento a «pezzi da novanta» come Ignazio La Russa e Massimo Corsaro. Qualche giorno dopo ed è il turno di Verona. Lì 14 esponenti berlusconiani impegnati a vario titolo nell'amministrazione scaligera avevano deciso di non sostenere il candidato scelto dal partito per le Comunali ma di fare una propria lista a sostegno del sindaco uscente Flavio Tosi. Un affronto per il coordinatore regionale del Pdl, ed ex An, Alberto Giorgetti, da tempo in contrasto con il primo cittadino leghista, e per il segretario nazionale Angelino Alfano. Ed è proprio quest'ultimo a decretare immediatamente la sospensione dei "ribelli" dal partito. Poi ieri l'ennesimo duro colpo. Da Verona si è tornati in Lombardia, a Monza. Anche lì il 6 e 7 maggio si voterà per il rinnovo del sindaco e, pure in questo caso, l'uscente è un leghista attualmente sostenuto non solo dal Pdl ma anche dall'Udc. Ed è proprio Elena Centemero, coordinatrice provinciale dei berlusconiani a Monza, a sottolineare la spaccatura all'interno del partito: da una parte ci sono quelli che, desiderosi di rinnovamento e più vicini alle linee dettate da Alfano, vorrebbero far convergere la propria indicazione di voto su Anna Martinetti, candidata sindaco di una lista civica che ha già ottenuto l'appoggio dell'Udc, e dall'altra una grossa parte del Pdl cittadino che fa capo all'ex ministro Paolo Romani, che invece è pronta alla ribellione. Una squadra composta, tra gli altri, dal capogruppo del Pdl in Comune e da un assessore, che non vede di buon occhio una corsa in sostegno di un candidato di una Civica preferendogli l'attuale presidente della provincia, ed ex An, Dario Allevi. Ipotesi smentita dallo stesso Allevi che ha scombinato i piani dei "ribelli brianzoli" tanto da costringerli ad alzare gli scudi e minacciare la nascita della lista «Forza Monza» con un proprio candidando sindaco (il forzista Pierfranco Maffè) nel caso in cui il Pdl confermasse l'intenzione di sostenere la Martinetti. L'ennesima rottura che, anche ieri pomeriggio, sì è cercato di scongiurare tanto che i vertici lombardi, e non, del Pdl si sono dati appuntamento ad Arcore per discuterne direttamente con Silvio Berlusconi. Un incontro al quale, secondo indiscrezioni, avrebbero partecipato, oltre al coordinatore regionale Mario Mantovani e all'ex ministro Paolo Romani, anche Ignazio La Russa che, contattato al telefono nel bel mezzo della riunione, ha smentito divisioni: «A Monza tutto fila liscio». Divisioni che invece ribadisce la Centemero: «C'è, da una parte, chi vuole il rinnovamento, come ha chiesto Alfano. Una nuova fase che sia moderata, laica, cattolica e aperta alla società civile. Poi ce n'è un'altra, quella vicina all'ex ministro Romani, che invece è più "resistente" ad aprirsi a nuovi corsi politici. Stanno venendo alla luce due visioni e due prospettive politiche diverse. Io spero che da Roma diano un segnale forte. Serve più coinvolgimento ed è necessario aprirsi alla società civile. Non a caso è stato lo stesso atteggiamento tenuto dal governo Monti. Ora, comunque, tocca a Berlusconi discuterne con i vertici regionali e poi, domani (oggi, ndr) con quelli nazionali. Poi avremo la risposta definitiva».   Intanto anche i leghisti guardano ad oggi pomeriggio quando alle 14.30 si riunirà a Via Bellerio la segreteria federale durante la quale, come racconta Marco Desiderati, deputato brianzolo del Carroccio, «si deciderà in quali città permettere le deroghe per tornare a compattare la coalizione con il Pdl». Anche se, continua Desiderati, «se non ci fosse questa deroga potrebbe essere che, pure a Monza, alcuni del Pdl facciano liste civiche per non correre contro la Lega». Parole che la stessa Centemero rimanda al mittente: «Deroghe? Non ci saranno. O la Lega decide di correre con il Pdl ovunque o noi non ci stiamo. In via Bellerio decidano quello che vogliono, noi faremo altrettanto».