La Lega attacca Monti: "Come Schettino"
Più si avvicinano le amministrative, più i rapporti tra Pdl e Lega si fanno tesi. Arrivando quasi al "tutti contro tutti". E più il Carroccio torna ad essere partito "di lotta" attaccando a testa bassa Mario Monti e paragonandolo a Francesco Schettino, il comandante della nave da crociera Concordia. Solo domani, avverte Roberto Calderoli, Bossi "deciderà eventuali deroghe per gli apparentamenti" per le elezioni amministrative. Ma nel frattempo il clima tra i due ex alleati sembra davvero pessimo. Ad accendere la scintilla: la decisione di Alfano di sospendere i 14 "ribelli" pidiellini sostenitori del sindaco leghista di Verona uscente Flavio Tosi contro il candidato berlusconiano Luigi Castelletti. "È un atteggiamento da vecchi democristiani", commenta l'ex ministro dell'Interno Roberto Maroni. Se li consideri dei "traditori" perchè vanno con il "nemico", aggiunge, "non puoi solo sospenderli...". Alfano, incalza Tosi, "non poteva fare di meno e non voleva fare di più". È una scelta che "porta in là la decisione, in attesa del risultato delle amministrative di Verona". La risposta arriva dai due coordinatori del Pdl Ignazio La Russa e Sandro Bondi. Il primo, respinge ogni accusa di democristianità. »Semplicemente - spiega - non si poteva fare di più«. Per l'espulsione, infatti, "avrebbe dovuto deferire la vicenda al Comitato dei Probiviri", ma ci sarebbe voluto del tempo. La sanzione disciplinare "più immediata" e "grave era la sospensione" che "ha fatto bene a comminare". Bondi invece non ha dubbi: da parte di Maroni c'è stata una "caduta di stile". Segno della "degenerazione del clima politico" a cui si è arrivati. In realtà, per Tosi, neanche dopo le amministrative ci sarà più grande spazio per future alleanze tra i due ex. Sarà "difficile", dice, arrivare al 2013 "così fortemente divisi". Perchè poi "diventerebbe difficile spiegare all' elettorato" un'eventuale riappacificazione "a meno che il Pdl con Alfano faccia un percorso diverso nei prossimi mesi". Ma tra ex alleati è ormai guerra (elettorale?) aperta. Maroni ormai, rincara la dose Alberto Giorgetti (Pdl), fa dichiarazioni "infondate e arroganti" come Tosi. E l'intervento di Calderoli allarga il solco. "Noi andiamo avanti da soli", avverte, anche perchè la Lega dice 'nò a chi "sostiene il governo Monti". E dal palco del congresso provinciale del partito a Udine, spara a zero su premier ed esecutivo ("tanto per fare campagna elettorale", come si commenta poi tra i berlusconiani). Prima paragona il premier a Schettino, tirando in ballo anche "Fracchia" ("Per fare i disastri che fa Monti bastava lui"). Poi, ricorre a un linguaggio decisamente più diretto quando dice di non aver mai trovato un uomo che gli stia "così sulle palle come Monti". Definendo la modifica dell'articolo 18 "una vera iattura". Ma se noi moderati continueremo a dividerci così, prova a tendere la mano il capogruppo Pdl alla Camera Cicchitto, consegneremo l'Italia "su un piatto d'argento" al Pd. È possibile che ciascuno di noi "abbia commesso degli errori", osserva. Ma questa "non è una buona ragione" per insistere con polemiche "che rischiano di tradursi nella ricerca quasi compiaciuta delle divisioni". E forse va nel senso di questa linea "morbida", apparentemente controcorrente, l'idea di qualche pidiellino di andare avanti con liste civiche 'comunì nei piccoli centri che avrebbero ricevuto l'ok dal partito. "Basta che non si faccia nei capoluoghi di provincia - spiega uno dei promotori - perchè sono i dati di questi comuni che si raccolgono per capire come siano andati i singoli partiti".