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"Mi candido perché il centrosinistra ha fallito"

Leoluca Orlando

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PALERMO Ci accoglie nel suo studio di via Piersanti Mattarella, Leoluca Orlando. Questa strada di Palermo è intitolata allo storico esponente della Dc, «ucciso nel 1980 dalla mafia e dalla politica, e di cui sono stato consigliere giuridico». In città, il via alla campagna elettorale sembra averlo dato proprio la scesa in campo del professore di diritto pubblico regionale, già tre volte sindaco (1985, '93,'97) del capoluogo siciliano. Sono passati 27 anni da quando ha indossato per la prima volta la fascia tricolore. «Nel 1980 sono stato eletto consigliere comunale nella lista della Dc e fino all'85 ho fatto opposizione nell'area dorotea-mattarelliana. Poi nell'84 l'implosione della Dc, l'arresto di Ciancimino, la nomina di Sergio Mattarella a commissario del partito e quella mia a vice commissario. Nell'87 il mio attacco ai voti mafiosi e al Partito socialista, quindi la rottura con il Psi, e da qui la giunta anomala con gli indipendenti di sinistra e poi con il Pc. Primo sindaco democristiano a fare una giunta con i comunisti. È il periodo della "Primavera siciliana". Venivo boicottato dai vertici del mio stesso partito. Andreotti arrivò a dire: "Io a Palermo voterei Dc, ma dal numero 2 in poi". Era il 1990 quando da capolista fui eletto al consiglio comunale. Da qui è nata "La Rete". E potremmo andare avanti...». Oggi scommette per la quarta volta. Entrata a gamba tesa o mossa da vecchio democristiano? «Ho sempre detto che Palermo aveva bisogno di un candidato a sindaco del centrosinistra che non avesse alcun rapporto con il governatore Lombardo, che voglio ricordare essere un candidato a presidente di Regione avverso a quello del centrosinistra, indagato per mafia e che il Pd tiene in vita con i suoi voti determinanti. E ho sempre voluto che si facessero delle primarie libere. Purtroppo non si è realizzata nessuna di queste condizioni». Per Walter Veltroni la sua candidatura è "uno sbaglio", mentre Sel appoggerà Ferrandelli, il vincitore delle primarie e candidato del Pd. E la foto di Vasto? «Non si venga a parlare della foto di Vasto, dove non era previsto che chi partecipava a questa coalizione avrebbe sostenuto presidenti di Regione indagati per mafia, e non era neanche previsto che fosse normale inquinare le primarie, comprare e vendere i voti, e meno che mai che fosse eticamente normale la raccolta di certificati elettorali per controllare il voto. Veltroni farebbe bene a non occuparsi di quello che accade a Palermo. E, comunque, se vuole occuparsene, dovrebbe denunciare l'inquinamento delle primarie. Il fatto è che c'è un Pd che non sa cosa farà da grande e che si dimentica di essere il partito di maggioranza di centrosinistra. E così ondeggia continuamente dall'art. 18 alla questione morale, finendo con l'essere travolto dalle sue stesse contraddizioni. In merito a Sel, vorrei ricordare che dal giorno delle primarie fino a ieri, l'intero partito di Vendola ha parlato di inquinamento delle primarie sottoscrivendo, con noi, relativi documenti. Poi, questa mattina (ieri, ndr), è arrivato un ordine da Roma che dice che bisogna chiudere gli occhi sulle primarie inquinate. Non sono coerente perché non ho rispettato il responso delle urne? Che coerenza c'è nel parlare di primarie inquinate». La prima cosa che farebbe qualora dovesse varcare per la quarta volta la soglia di Palazzo delle Aquile? «Chiudermi in una stanza con i documenti contabili per capire esattamente qual è la situazione di questa città in default».

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