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Lega, Idv e sinistra. L'escalation dei livori

Diliberto si fa fotografare con una signora che indossa una t-shirt con la scritta

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La signora Paola Francioni, confessa al Corriere della Sera, piange, si dispera e si addolora «per quella scritta». La signora Paolo Francioni è la donna che con la maglietta nera con stampato in bianco «La Fornero al cimitero», è stata fotografata assieme al leader dei Comunisti italiani Oliviero Diliberto. Lei, racconta, ha scritto tre mail di scuse al ministro del Lavoro, senza ottenere risposta. Lei. Diliberto non è stato altrettando diretto. Ha detto di non essersi accorto della maglietta (ma un video sembrerebbe smentirlo), ha detto che avrebbe scritto «al ministro in privato», infine ha detto che non era lui a doversi scusare ma Fornero «per le parole usate contro di me». Al netto delle lacrime e delle scuse, non c'è dubbio che la scritta, esibita con l'idea di essere «ironica», dà l'esatta dimensione di una certa "libertà" lessicale che non è mai bene sottovalutare. Soprattutto se il tema della discussione è quello del lavoro. Peccato che negli ultimi tempi la politica abbia ricominciato a "sparlare". In cima alla lista c'è sicuramente l'Italia dei valori e Antonio Di Pietro. L'ex pm, si sa, è un maestro quando si tratta di alzare il tiro. Gli appellativi creati per Silvio Berlusconi non si contano. Ma anche con i tecnici non se la cava male. Ecco allo spuntare la «badessa» Fornero, Monti «padrone arrogante» e il governo che oltre ad essere un «problema per famiglie e lavoratori», si muove come un «panzer» incurante di tutto e tutti (qui il copyright è del capogruppo al Senato Felice Belisario). Fin qui, però, siamo quasi nell'"ordinario". I problemi cominciano quando l'Idv e il suo leader annunciano la loro strategia per contrastare la riforma messa a punto dell'esecutivo. Ecco quindi spuntare il «Vietnam parlamentare» ma, soprattutto, la «piazza». «Dal governo una dichiarazione di guerra guerreggiata ai lavoratori e ai giovani - commenta Tonino -. Ferma opposizione in Parlamento e nelle piazze». E siccome di «guerra» si tratta, il responsabile Lavoro del partito Maurizio Zipponi, intervistato dal Riformista, non può essere da meno: «Togliete l'articolo 18 e cominciamo a discutere. Altrimenti avrete l'ostruzionismo parlamentare e la resistenza democratica nel Paese». E con un «democratica» di fianco anche la «resistenza» richiama subito i figli dei fiori e Gandhi. Degno compare dell'ex pm è ovviamente Umberto Bossi. Lui, in fondo, i «fucili» li evocava in tempi non sospetti. «Contrasteremo il governo» annuncia Senatùr bocciando la «controriforma» del lavoro. Il richiamo alla piazza tocca invece a Roberto Maroni. «Certamente non insieme alla Cgil» sia inteso. Sintesi della Padania: «Lotta senza quartiere in Parlamento e nelle piazze». Terzo gradino del podio per la sinistra che, essendo per definizione "radicale", non può ambire ad un riconoscimento maggiore. Qui, oltre a Diliberto, la fanno da padroni Nichi Vendola e Paolo Ferrero. Il leader di Sel, che come il Carroccio parla di «controriforma», non perde ovviamente la sua "vena poetica": «I conservatori italiani che hanno voluto questo colpo di mano stiano comunque tranquilli. La Cgil non è isolata nel Paese. E farà valere le ragioni di milioni di italiani. Compito del centrosinistra in Parlamento e nella piazza, ora, è di non lasciare solo il proprio popolo». Chiude il segretario del Prc: «Questo governo è campione di menzogne e falsità. Il suo tasso di disonestà intellettuale è pari solo alla sua vocazione antioperaia e antidemocratica». Dopo il Cav, hanno trovato un altro nemico.

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