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La versione di D'Alema: «Dopo il Professore svolta a sinistra»

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Perora. Massimo D'Alema si materializza nel salotto televisivo di Che tempo che fa e lancia quello che, sotto le sembianze di una rassicurazione, suona come un avvertimento all'esecutivo dei tecnici. Il lìder Maximo vola alto, guarda più al futuro che al presente e assicura: «Nessuna persona ragionevole può pensare di buttare giù il Governo. È bene che Monti arrivi al 2013, e questo è utile anche perché le forze politiche, nel frattempo, devono fare riforme istituzionali importanti e cambiare la legge elettorale. E lo devono fare anche per riconquistare credibilità». Insomma, il lavoro da fare è ancora tanto, però. Già perché D'Alema la butta lì, quasi per caso. Lo fa toccando il tema più caldo, quello della riforma del lavoro con la modifica dell'articolo 18. «Credo che il Parlamento cambierà questa riforma - spiega -, non è solo interesse del Pd o della Cgil e compito nostro sarà trovare un ragionevole compromesso. Il governo ha fatto un errore a modificare l'articolo 18 creando una norma confusa che ha generato una grande paura. Il Governo Monti ha fatto un grandissimo passo in avanti rispetto a quello precedente e se correggerà l'errore arriverà meglio al 2013». E se non lo facesse? L'ex premier non va oltre, ma le sue parole bastano per immaginare scenari in cui i Democratici, messi in difficoltà dal pressing della Cgil e di una fetta importante del proprio elettorato, possano decidere di rendere la vita del Professore un po' meno tranquilla. In ogni caso Baffino ci tiene a sottolineare che il Pd lavora su una prospettiva che fissa il traguardo nel 2013. Non prima. Sarà quello il momento in cui il Paese deciderà il proprio futuro. Un futuro di «sinistra». «Dopo 10 anni di berlusconismo, da cui il Governo Monti ci sta portando fuori - prosegue D'Alema -, l'Italia ha bisogno di una svolta a sinistra al Governo del Paese, per dare più dignità al lavoro, ridurre le diseguaglianze sociali, avere un progetto di crescita». Difficile capire se la sua sia un'apertura ad un'alleanza con l'Idv e Sel, di certo per Baffino il Partito Democratico è e deve essere, naturalmente, una forza «labourista». Quindi probabilmente più vicina a Nichi Vendola che a Pier Ferdinando Casini. L'ultima battuta D'Alema la riserva alla corsa al Colle. In passato il suo fu uno dei nomi inseriti nel totocandidati e ancora oggi lo è. Forse per scaramanzia, forse per convinzione, però, l'esponente del Pd si limita a sottolineare che «Napolitano è un Presidente della Repubblica molto saggio, che ha lanciato un segnale importante. Una donna al vertice dello Stato sarebbe un grande segnale di innovazione».

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