La Finanza bussa agli uffici dei petrolieri
Ilcosto del barile di oro nero dopo i picchi tra dicembre e gennaio sembra in via di assestamento. Il valore dell'euro contro il dollaro, moneta quest'ultima con la quale si regolano le transazioni relative al petrolio, oscilla stabilmente tra 1,31 e 1,33, dunque con pochi strappi al ribasso tali da giustificare i continui rincari negli impianti. Non solo. I rialzi delle accise, ovvero le tasse sulla produzione di carburanti, e dell'Iva, scattati con il decreto Salva Italia, hanno già quasi pienamente spiegato i loro effetti devastanti sui listini affissi ai distributori. Insomma mentre le spinte al rialzo dovrebbero avere perso forza, il salasso degli automobilisti alla pompa di benzina continua senza sosta. Ed è la serie di continui aumenti, molto decisi e apparentemente senza freni, che ha convinto la magistratura ad avviare dei controlli per verificare che le società petrolifere non stiano approfittando degli innalzamenti per aumentare indebitamente anche i margini di guadagno. Così i pm di Varese ieri sono scesi in campo e hanno inviato la Guardia di Finanza sono così scattati nelle sedi delle principali dieci compagnie nazionali e internazionali, a Roma, Genova e Milano. Sono stati acquisiti molti registri contabili che ora verranno verificati uno per uno. Gli inquirenti per ora hanno solo aperto un fascicolo a carico di ignoti per «manovre speculative di merce», e non c'è alcun indagato. Le società hanno tempo dieci giorni per produrre il resto della documentazione richiesta. La notizia, peraltro, è arrivata lo stesso giorno nel quale il Centro studi di Confindustria ha lanciato l'ennesimo allarme sul caro-benzina (+18,0% annuo a febbraio, +54,1% dal minimo di inizio 2009) e sulla conseguente recessione dei consumi, che hanno registrato una flessione di quasi l'11% da inizio 2007. «Il caro petrolio - ha aggiunto il Csc - penalizza consumi e margini delle imprese: un rincaro stabile di 10 dollari - è la stima dello stesso Centro studi di Confindustria - sottrae nel primo anno lo 0,25% alla crescita del Pil italiano». Il crollo dei consumi di benzina sono ormai un dato acquisito e con percentuali anche più significative. Secondo l'Unione petrolifera a febbraio il calo dei consumi di benzina è stato del 20,3% e quello del gasolio di autotrazione del 15%. A coordinare le indagini nelle sede è il pm di Varese Massimo Politi, e secondo l'orientamento della magistratura le aziende petrolifere che operano sul territorio nazionale sono state considerate non come aziende private ma come «soggetti incaricati di pubblico servizio». Al vaglio delle fiamme gialle sono quindi le dinamiche che hanno portato alle oscillazioni dei prezzi nel periodo dal gennaio 2011 al marzo 2012, attraverso le comparazioni fra i prezzi del prodotto a livello internazionale e quelli applicati alla pompa in Italia, e lo studio dell'incidenza su quest'ultimo delle accise regionali e dell'Iva. L'ipotesi che la Guardia di finanza sta vagliando attraverso le analisi dei documenti e di alcune audizioni all'Antitrust, è quella di comportamenti speculativi anche attraverso accordi fra le varie aziende. «La nostra attività è iniziata alla fine dello scorso anno a seguito di un esposto del Codacons - ha spiegato il Colonnello Antonio Morelli, Comandante provinciale della Guardia di Finanza di Varese - con la formazione di un dossier conoscitivo sulle modalità della formazione dei prezzi delle componenti della benzina, e dei relativi margini di guadagno. Ora confronteremo i margini medi con quelli applicati in questi periodi». Il Codacons, dal canto suo, ha chiesto «di estendere l'indagine anche nei confronti dello Stato italiano, che grazie ai rincari dei carburanti incassa 20 milioni di euro al mese per ogni centesimo di aumento alla pompa», e ha sottolineato come procura e guardia di finanza hanno «finalmente confermato la tesi che i carburanti vanno assimilati a beni di prima necessità, e l'andamento dei prezzi al dettaglio deve essere estremamente trasparente». Il crollo dei consumi della benzina almeno un effetto positivo lo ha avuto: sono aumentati biglietti e abbonamenti a bus e metropolitane. Non si sa se per convinzione o per necessità ma sempre più cittadini romani e milanesi si stanno convertendo all'utilizzo dei mezzi pubblici. Negli ultimi due mesi del 2011 l'Atac (l'azienda di trasporto di Roma) ha venduto 1,34 milioni di biglietti in più (+7,5%) e gli abbonamenti annuali venduti hanno registrato un incremento del 10,3%. Stessa tendenza a Milano dove gli acquisti degli abbonamenti sono aumentato del 30% con un milione di passeggeri in più in metropolitana pari a +4%. L'aria delle città ne sta traendo beneficio, le code all'entrata delle grandi città sono sempre meno chilometriche. L'effetto negativo è che meno mobilità privata diminuisce il trasferimento di ricchezza e dunque il Pil.