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Fumata nera per il rilascio degli ostaggi

Paolo Bosusco (il secondo da sinistra) insieme con una tribù locale. Da quindici anni vive e lavora in India come guida turistica

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Ancora un giorno di speranze deluse per le famiglie di Paolo Bosusco e Claudio Colangelo, i due turisti italiani rapiti nello stato indiano di Orissa. Le trattative per il loro rilascio sono finalmente partite ma dopo una fumata nera oggi è previsto un nuovo incontro. Alla riunione, che si è svolta nella «Guest House» statale a Bhubaneswar, hanno partecipato tre rappresentanti del governo locale e due mediatori maioisti. Uno dei quali, prima di entrare nell'edificio, ha detto di essere «ottimista sui risultati dei colloqui anche se dobbiamo affrontare un gran numero di questioni». Ottimismo, alimentato dalla dichiarata disponibilità dei guerriglieri a rilasciare uno dei due ostaggi (probabilmente Colangelo che ha problemi di salute), che invece si è trasformato in cocente delusione ed in ulteriore, snervante attesa. Un altro dei mediatori dei guerriglieri aveva dichiarato ad una tv locale che l'ostaggio sarebbe stato liberato se il governo avesse accettato due delle 13 condizioni poste dai guerriglieri, tra cui la liberazione della moglie del leader dei maoisti, Sabyasachi Panda, attualmente in carcere. Il Parlamento dell'Orissa ha approvato all'unanimità una risoluzione in cui chiede ai ribelli di liberare i due italiani e in cui esprime «profonda preoccupazione per il rapimento». Anche l'arcivescovo John Barwa ha espresso «solidarietà e vicinanza alle famiglie dei due rapiti» rinnovando «l'appello per la loro pronta liberazione, su basi umanitarie. L'importante è che ci sia la volontà politica di liberarli: per questo ci appelliamo al governo dell'Orissa». L'arcivescovo, infatti, ha sottolineato i problemi delle tribù indiane: «I tribali, che sono poveri, emarginati, sottosviluppati, abbandonati, sono il mio gregge, molti di loro sono cristiani. Esortiamo il governo a impegnarsi per le loro comunità, a garantire dignità, sviluppo, promozione culturale e tutti i diritti dei cittadini indiani». Secondo Ajai Sahni, direttore dell'Institute for Conflict Management, «la crisi non durerà molto perchè è troppo rischioso per i maoisti. Sono costretti a muoversi costantemente nella foresta con gli ostaggi e c'è il pericolo che siano intercettati dalle forze di sicurezza».

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