Confindustria, arriva Squinzi ma è già commissariato
Con uno scarto di soli 11 voti Giorgio Squinzi l'ha spuntata su Alberto Bombassei. Il presidente della Mapei è il successore di Emma Marcegaglia alla guida della Confindustria. La designazione è arrivata dopo una riunione di giunta che alcuni imprenditori hanno definito molto tormentata. Squinzi ha incassato 93 voti contro gli 82 di Bombassei (187 i membri di giunta). La Giunta di Confindustria si sarebbe dovuta esprimere a favore del patron della Mapei con un margine di circa trenta voti. E invece il divario fra i due si è ridotto a undici. A conti fatti, ci sono circa venti preferenze che hanno cambiato destinatario in extremis. Insomma il nuovo presidente nasce commissariato perchè guardando i numeri Bombassei è l'azionista di maggioranza di Confindustria. A favore del numero uno della Brembo ci sono molte territoriali del Nord, le aziende delle tlc, della meccanica, dell'editoria, molte piccole imprese. Bisognerà vedere in che misura Bombassei e la sua «corrente» saprà condizionare la governance di Squinzi. Tant'è che, stando ai rumors, la «squadra» di Bombassei si riunirà il 27 prossimo per fare il punto della situazione. La prossima tappa del neo presidente sarà il 19 aprile quando Squinzi presenterà la squadra e il programma. L'elezione vera e propria avverrà durante l'assemblea privata in programma per il 23 maggio, mentre il debutto pubblico sarà il giorno successivo alla presenza di alcuni ministri del governo. Un imprenditore fa notare che l'assemblea ratificherà senza alcun dubbio quanto ha deciso la giunta perchè il contrario non è mai avvenuto ma di sicuro emergeranno i diversi equilibri. Il voto di ieri arriva dopo una campagna dai toni molto accesi non paragonabili nemmeno al duello che vide contrapposti Carlo Callieri e Antonio D'Amato. Non solo. Questa volta, a differenza delle passate tornate elettorali, l'affluenza al voto degli industriali è stata altissima, segno che la conta dei voti era davvero fondamentale. Su 186 aventi diritto di voto erano presenti ben 177 industriali, mentre dal 2000 in poi avevano saltato l'appuntamento almeno una ventina di imprenditori. Squinzi ha subito assicurato che intende essere «il presidente di tutti» e avere come principale obiettivo quello di «ricompattare» l'Associazione anche provando «ogni tentativo per riportare Fiat in Confindustria». L'endorsement di Sergio Marchionne sarebbe valso a Bombassei diversi voti in giunta da parte di quegli imprenditori favorevoli ad un ritorno del Lingotto nell'associazione. L'amministratore delegato della Fiat a più riprese ha detto chiaro e tondo che l'elezione di Bombassei avrebbe favorito il rientro del Gruppo in Confindustria. La situzione è stata riassunta in poche parole da Luca di Montezemolo. Il numero uno della Ferrari ha ribadito che la «priorità è l'unità di Confindustria, bisogna remare tutti nella stessa direzione ma prendendo atto dei numeri emersi dal voto». Un modo per ammettere che la spaccatura c'è. Quanto a Marchionne ha sottolineato che il manager «ha detto la posizione di Fiat con grande chiarezza quando ha parlato di Bombassei». Questo significa che o Squinzi saprà raccogliere le sollecitazioni che sono venute da quanti sono usciti da Confindustria criticando la scarsa rappresentatività dell'associazione e i costi eccessivi a fronte dei servizi forniti, o difficilmente Fiat tornerà sui propri passi. Critiche sulla capacità di rappresentanza della gestione Marcegaglia sarebbero venute anche dalla base delle piccole imprese. Tra queste avrebbe dominato un certo malessere nel vedere che istanze importanti sulla riforma del mercato del lavoro sono state cavalcate da Rete Imprese Italia. E della spaccatura hanno parlato gran parte degli imprenditori uscendo dalla giunta. Al momento i big si sono stretti attorno a Squinzi. Luigi Abete, past president e numero uno di Bnl, ha addirittura detto che il clima è sereno. «Ma che spaccatura! C'è stato un bel confronto e la competizione tra i due candidati è stata molto fair». Sulla stessa lunghezza d'onda Fedele Confalonieri, presidente Mediaset e grande amico di Squinzi: «non è una spaccatura, hanno corso, ha vinto uno e ora lavoreranno insieme». Dello stesso avviso anche Fulvio Conti, amministratore delegato dell'Enel, Alessandro Benetton, vicepresidente del Gruppo, Mauro Moretti, numero uno delle FS, Mario Moretti Polegato, patron della Geox, e Renzo Rosso, fondatore della Diesel, che hanno detto di non temere una divisione. L'ad dell'Eni, Paolo Scaroni, ha invece rivendicato il ruolo fondamentale giocato dal Cane a sei zampe nella vittoria di Squinzi. «Eni ha fatto la differenza. Noi abbiamo sei voti. Abbiamo votato per Squinzi evitando il pareggio».