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La lista nera di Alfano è servita.

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Quattordiciesponenti veronesi del Pdl sospesi per aver tradito il partito e aver deciso di sostenere la candidatura del leghista Flavio Tosi nella riconferma alla guida della città scaligera. Una presa di posizione che, non solo va contro la decisione del partito di appoggiare Luigi Castelletti, sostenuto anche da Fli e Udc, ma rende ancora più evidenti le divisioni all'interno del Pdl veronese spaccato tra l'ala degli amministratori attualmente vicino al sindaco e i vertici del partito (in primis il coordinatore regionale Alberto Giorgetti) impegnati da tempo a condurre una dura battaglia contro Tosi. E così, in uno scenario da duello all'ultimo colpo, Angelino Alfano si è trovato a dover prendere una decisione che rischia di mettere in difficoltà il partito non solo a Verona ma anche a livello nazionale. E infatti basta vedere la caratura dei "ribelli" per capire che con la loro sospensione il Pdl rischia di annientare la propria influenza sul territorio. Cartellino giallo per il vicesindaco Vito Giacino, per gli assessori Alessandro Montagna, Vittorio di Dio e Alberto Benetti, per il capogruppo in consiglio comunale Salvatore Papadia, per i consiglieri Stefano Casali, Matteo Gasparato, Bruno Tacchella, Giorgio Gugole, Antonio Lella, Massimo Mariotti, per la presidente di Acque Veronesi Anna Leso, per il vicepresidente di Agsm Mirco Caliari e per il presidente della circoscrizione sei, Mauro Spada. Quattordici uomini e donne determinati a mandare un segnale al partito e che sono pronti a correre in sostegno a Tosi con una lista che la dice lunga sul reale malessere del Pdl. Ecco quindi «Forza Verona», uno slogan che ricorda le elezioni del 2007 quando ben dieci dei quattordici "ribelli" si presentarono con il simbolo di Forza Italia. Ex forzisti confluiti nel Pdl e che ora assieme a un ex Udc e tre ex An si sono visti sbattere la porta in faccia da un segretario che, come loro, viene proprio dalle fila di Forza Italia. Ed è per questo che Alfano avrebbe pensato di punire i "dissidenti" con la sospensione, al posto di una più grave espulsione, lasciandosi così aperta la strada per riprenderli nel partito e per evitare che le beghe veronesi, come quelle esplose qualche giorno fa a Lecco dove gli ex Fi correranno con il simbolo di «Forza Lecco», rischino di coinvolgere anche Roma. Intanto, se dagli ambienti leghisti veronesi non giungono commenti su quanto avviene tra gli «azzurri», a gioire della decisione sono Alberto Giorgetti («l'importante era dare un segnale politico molto forte ed è arrivato»), Giancarlo Galan («una decisione di grande equilibrio anche rispetto a quanti chiedevano addirittura l'espulsione». Più scettico Niko Cordioli, presidente dell'Ater di Verona e vicino a Grande Nord che conferma la volontà di appoggiare il Pdl alle Comunali chiedendo comunque chiarezza ad Alfano: «Ci aspettavamo un'azione più forte e poi dovrebbe chiedersi perché succedono queste cose». Le bordate partite dalla dirigenze del Pdl però non scalfiscono la decisione dei "ribelli" che con Giacino si difendono: «Siamo coerenti con il lavoro fatto in questi anni. Abbiamo scelto la persona, non le indicazioni dei dirigenti del partito». Parole che per il leghista Roberto Maroni diventano il preludio per far man bassa di voti trasformando così la Lega nel primo partito del Nord.

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