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L'Anm non vuole che i giudici paghino gli errori

Il ministro della Giustizia Paola Severino

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Dal 15 aprile 1988, quando la legge sul «risarcimento dei danni cagionati nell'esercizio delle funzioni giudiziarie e responsabilità civile dei magistrati» è stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale, solo quattro fortunati cittadini italiani hanno visto riconosciuto il loro diritto ad essere compensati dallo Stato per un torto subito a causa di un errore della magistratura. In particolare, da allora, solo 400 ricorsi (circa 16 all'anno) hanno superato il filtro dell'ammissibilità, ovvero quella griglia di specifiche secondo cui alcuni magistrati giudicano se le richieste di risarcimento presentate da chi si ritiene vittima di un danno contro dei loro colleghi sono accettabili o meno. I numeri parlano chiaro: o abbiamo dei magistrati infallibili (o quasi) oppure la legge non funziona. Non la pensa così, però, il sindacato delle toghe. In un'audizione chiesta e ottenuta in Commissione Giustizia, che dovrà formulare un parere alla Commissione Affari Comunitari dove si esamina l'intero provvedimento, l'associazione nazionale magistrati chiede che la norma non solo sia modificata, ma stralciata. «Non è vero che l'Europa chiede la responsabilità civile diretta», spiegano. Di più. L'emendamento del leghista Pini, approvato e inserito alla Camera con i voti anche del Pdl viola i principi costituzionali di «terzietà, indipendenza e autonomia dei magistrati». Il Sindacato delle toghe si presenta con una delegazione rappresentativa delle tre correnti e una posizione unitaria di rigetto della norma, in cui spiega anche che la Corte di giustizia europea, nella sentenza richiamata nella discussione sull'emendamento, prevede solo la responsabilità dello Stato nei confronti nel singolo danneggiato per violazioni del diritto comunitario da parte dei propri organi giurisdizionali: si tratterebbe nel caso italiano, quindi, dell'applicazione estensiva della legge già esistente, è il ragionamento. «Il vero significato del dibattito in corso non può essere ridotto allo slogan "chi sbaglia, paga"», dice il documento. Inoltre secondo l'Anm la nuova normativa moltiplicherebbe le cause, permettendo tra l'altro al cittadino che si sente leso da un procedimento di agire per vie legali contro il magistrato senza dover necessariamente attendere la conclusione del giudizio, «determinando così anche l'estromissione dal giudizio del magistrato sgradito». Le toghe trovano l'appoggio incondizionato del Guardasigilli, che stavolta boccia la tesi - spesso valida per altri provvedimenti del governo - secondo cui la responsabilità diretta dei giudici «ce la chiede l'Europa». Non solo infatti un provvedimento del genere «non è previsto nel sistema europeo e non esiste in nessun Paese dell'Ue», ma «neppure la sentenza, più volte evocata, della Corte di giustizia europea, richiede questo tipo di disciplina», spiega Severino in mattinata. Lo scontro politico arriva subito dopo, con Pdl e Lega che si ritrovano uniti e fanno quadrato a difesa della possibilità per il cittadino che si senta danneggiato da una sentenza di fare causa al giudice e, conseguentemente, con la maggioranza che appoggia il governo che inizia a scricchiolare. Mentre la Commissione Giustizia presieduta da Filippo Berselli (Pdl), è indirizzato verso un «parere negativo o lo stralcio», per poi tornare sulla materia con un nuovo ddl che intervenga sulla legge del 1988, il capogruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, annuncia che l'emendamento non sarà stralciato: «Con buona pace dell'Anm, la norma sulla responsabilità civile dei giudici non sarà cancellata ed è spiacevole che si venga in Parlamento a fare una richiesta di abolizione così drastica e poco rispettosa dell'attività del Parlamento». Sullo stralcio insiste, invece, il Pd che addirittura ne fa «la condizione fondamentale per una discussione seria su come affrontare un tema così delicato». A mediare tra le due posizioni l'Unione camere penali. «l'emendamento Pini non va stralciato ma migliorato - spiega il presidente Valerio Spigarelli - Se è vero che la responsabilità diretta del magistrato va esclusa, è necessario fare in modo - eliminando la clausola di salvaguardia - che i cittadini vengano risarciti».

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