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Fornero: "L'articolo 18 non si cambia"

Il presidente del Consiglio Mario Monti e Il ministro del Lavoro Elena Fornero

Napolitano: no licenziamenti a valanga

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Nessuna marcia indietro sull'articolo 18, nessuna correzione di rotta ma avanti tutta e in tempi brevi. E poi: sia ben chiaro la riforma non punta a facilitare i licenziamenti, vigileremo sui comportamenti delle imprese per evitare abusi. Quanto agli statali, se estendere o meno anche al pubblico impiego le nuove norme sull'articolo 18, la decisione spetterà al ministro della Funzione pubblica Patroni Griffi. Il ministro del Lavoro Elsa Fornero si presenta nella sala stampa di Palazzo Chigi dopo una giornata di intensi contatti e trattative con le parti sociali sempre sulle barricate. C'è stato anche un incontro insieme a Monti in Quirinale con Napolitano per fare il punto a fronte dei toni accesi dei sindacati. La linea del governo è quella della fermezza nonostante le contestazioni della Cgil, le critiche della Cisl e della Uil, le richieste della Confindustria. Si procede anche se ancora non è stato chiarito quale sarà lo strumento legislativo. A smentire le voci di un aggiustamento del testo della riforma è prima il premier Mario Monti. Ribadisce che non ci saranno correzioni di rotta e rassicura quanti pensano che il binario dei licenziamenti economici possa essere abusato con aspetti di discriminazione. «Il governo si impegna affinché questo rischio non si verifichi» è la sua risposta. Il ministro Fornero entra nel dettaglio. Prima precisa che la Cisl «ha ribadito la sua posizione e non ha chiesto modifiche». Nel pomeriggio erano filtrate indiscrezioni sull'ipotesi che il segretario Bonanni aveva chiesto di introdurre il parere del giudice per i licenziamenti economici. Fornero quindi ribadisce che sull'articolo 18 il governo «non ha fatto nessun passo indietro» e smentisce l'ipotesi di uno spacchettamento con stralcio di questa misura. «Va difesa l'integrità della riforma altrimenti vengono fuori dei mostriciattoli». E se il governo non ha ceduto al pressing delle parti «non è per ostinazione ma perché non ci sono opzioni migliori ed è stato raggiunto un equilibrio buono tra esigenze contrapposte». Resta aperta la questione dell'applicazione delle nuove norme agli statali. «Non era nel mio mandato di intervenire sulla funzione pubblica - spiega Fornero - ma questo non vuol dire che non interverremo. Il governo valuterà che cosa deve essere fatto, se ne occuperà Patroni Griffi». Ribadisce che non sarà abolita la cassa integrazione perché «è diversa dall'Aspi». Spiega che la cig è una tutela in costanza di rapporto di lavoro mentre l'Aspi interviene in caso di cessazione dell'impresa, quando il lavoratore perde il posto. La cigs sarà tolta in caso di cessazione di attività dell'impresa. Poi rivela che la riforma prevede anche una «mini-Aspi» per i lavoratori giovani e precari che scatta con requisiti diversi da quelli attuali, ovvero con 13 settimane lavorative in un anno. Annuncia un tavolo con le Regioni per i servizi e le politiche attive. Quindi riassume le posizioni in campo: la Cgil contraria sull'articolo 18 ma disponibile sulle altre parti della riforma e l'Ugl inizialmente d'accordo sull'articolo 18 e ora contraria. Fornero precisa anche che la riforma «non è stata fatta sotto dettatura della Ue». Il veicolo legislativo della riforma sarà deciso nel Consiglio dei ministri di oggi. Improbabile il decreto, possibile una legge delega. Il testo ora è un «documento di policy». Su questo i ministri, mentre Monti sarà impegnato nella missione in Asia (tornerà non prima del due aprile), costruiranno un articolato da presentare in Parlamento. Il Consiglio dei ministri di oggi varerà la riforma «salvo intese». Si tratta della formula che si usa quando un testo non è ancora definitivo. Palazzo Chigi ha precisato che non sarà necessario un nuovo Cdm per l'adozione della riforma. L'ipotesi della fiducia? Fornero non si sbilancia. «I tempi saranno brevi ma non brevissimi» dice, in modo che «il Parlamento esamini» il provvedimento «lo emendi, lo approvi oppure ci mandi a casa. Questo fa parte della democrazia». Lo strumento della legge delega sarebbe in contrasto con l'esigenza di velocità di cui Fornero parla perchè prevede il varo, una volta trasformato il ddl in legge, dei decreti delegati. La Cgil resta irremovibile. Con una nota, al termine dell'incontro a Palazzo Chigi, ribadisce che «l'unico modo per evitare abusi sui licenziamenti è il reintegro nei posti di lavoro, altrimenti confermiamo il fatto che siamo in presenza di un provvedimento teso a rendere i licenziamenti più facili». Conferma anche il giudizio sul nuovo articolo 18 che «facilita i licenziamenti». La Cisl su Twitter ha fatto sapere di aver fatto a Monti la sua proposta per proteggere i lavoratori dagli abusi. La richiesta del leader Bonanni al governo è di prevedere il rinvio al giudice anche per i licenziamenti economici. Ieri non sono mancate battute polemiche tra Cgil e Cisl. «Ma Bonanni a quale tavolo siede? Alla riunione in corso non si è mai parlato di articolo 18 tranne che per la premessa di Monti che ha lasciato il tavolo dopo pochi minuti». é così che la Cgil ha ironizzato sulle dichiarazioni di Bonanni di una proposta della Cisl.

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