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Sì di Pdl e Terzo Polo "Così l'Italia va avanti"

Angelino Alfano

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C'è il sì convinto del Pdl e del Terzo Polo e quello un po' balbettato dell'ala più riformista del Pd, da Enrico Letta a Veltroni. Su questi «appoggi» può contare Mario Monti per provare a portare a casa senza troppe ammaccature la riforma del lavoro – e dell'articolo 18 – così come l'ha immaginata il ministro Elsa Fornero. Non una maggioranza imbattibile, anzi, visto che uno dei due principali sostenitori dell'esecutivo, il Partito Democratico, al momento sembra più orientato a dire no e a dare comunque battaglia in Parlamento. «Bersani proverà a fare quello che abbiamo fatto noi con le liberalizzazioni nel settore dei taxi – commenta il senatore del Pdl Andrea Augello – cercherà di modificarlo alla Camera e al Senato». Italia dei Valori e Lega, invece, si sono già schierati senza troppe perplessità contro il governo. E Antonio Di Pietro quel che pensa lo ha riassunto ieri in un tweet: «Cambiare musica, cambiare maestro...». « Dal Popolo della Libertà arrivano parole di incoraggiamento a Monti. E d'altra parte la riforma immaginata da Elsa Fornero si «incrocia» con la posizione che da tempo sostiene il senatore Maurizio Sacconi: maggiore flessibilità per dare una scossa a un mercato dell'occupazione da tempo paralizzato. «Siamo forse prossimi a realizzare l'ultimo miglio, il più faticoso, delle riforme del lavoro di questi anni – commenta l'ex ministro del Welfare – Ancora una volta vi si oppongono ambienti della politica e della società con la testa rivolta al passato ai quali non può essere consegnato un potere di veto. Alla prima prova da sforzo il gruppo dirigente del Partito democratico sembra non reggere la fatica della modernizzazione. Mi auguro che voglia dimostrare il contrario con lo stesso sostegno leale che noi daremo alla proposta del governo Monti». A tracciare la strada che seguirà il partito ci pensa il segretario Angelino Alfano: «Con questa riforma l'Italia va avanti ed era giusto che andasse avanti perché si trovava indietro in tutte le classifiche europee e internazionali. Il nostro Paese, infatti, stazionava in posti bassi delle classifiche relative all'occupazione giovanile e femminile. Noi difenderemo questa riforma e siamo contenti del fatto che il conto non lo paghino le piccole e medie imprese con l'aumento del costo del lavoro». Anche sull'articolo 18, quello che ha scatenato le reazioni più negative, Alfano non ha dubbi: «Diciamo che si è trovato un buon punto di equilibrio sul quale non si deve arretrare in Parlamento». La deputata Anna Maria Bernini, portavoce vicario del partito, si appella al senso di responsabilità dei Democratici per evitare battaglie in Parlamento: «È semplicemente sconcertante che il Pd non colga l'opportunità che ha di fronte l'intero Paese: il presidente Napolitano, ricordando a tutti che prima di dare un giudizio bisogna vedere un quadro d'insieme, ha richiamato al primato del Parlamento sulle piazze, già chiamate dalla Cgil a difesa dello status quo, e il presidente del Consiglio Monti ha riaffermato, nel metodo seguito sulla riforma del lavoro, il primato della politica sui veti sindacali». Ma nel Pdl c'è anche chi non condivide del tutto l'impostazione del Governo. Come l'ex sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto. Il quale mette anche in guardia da facili entusiasmi dovuti solo al fatto che la riforma dell'articolo 18 mette in crisi il partito Democratico. «L'errore della Camusso è quello di pensare che si possa creare e mantenere il lavoro per legge – spiega – Lei sa bene qual è la verità, e la sua battaglia serve soprattutto a difendere il ruolo del sindacato non altro. Sull'altra sponda la Fornero non può pensare di allargare i confini dell'articolo 18 alle piccole imprese e neppure aumentare la burocrazia in entrata. Il Parlamento, in un sobbalzo di dignità può cogliere l'occasione di una discussione storica e fondamentale per il futuro dell'Italia. È sbagliato pensare che una cosa va bene solo perché mette più in difficoltà un altro partito». Il Terzo Polo appoggia la riforma del governo anche se è disposto a lavorare a qualche modifica. «La riforma del mercato del lavoro è un atto coraggioso – spiega Pier Ferdinando Casini – La si può migliorare in Parlamento, ma non può essere né annacquata né svilita in alcun modo È inevitabile andare avanti».

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