La Russa indagato. E siamo a 10
La cifra in questione stavolta, "appena" 5 mila euro, potrebbe sembrare irrisoria rispetto agli oltre 13 milioni fatti sparire dall'ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi dai bilanci del partito, o al milione girato - secondo gli inquirenti - da Davide Boni, presidente del Consiglio regionale della Lombardia, alla sua Lega. Ma è per 5 mila euro - o almeno così dice il diretto interessato - che viene iscritto nel registro degli indagati il decimo consigliere regionale (su 80) del Pirellone. Si tratta dell'assessore alla sicurezza, Romano La Russa, fratello dell'ex ministro della Difesa Ignazio, indagato per finanziamento illecito ai partiti nell'ambito dell'inchiesta sul caso Aler. Nell'avviso di conclusione indagini notificato ieri dalla Guardia di Finanza, il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e il pm Antonio Sangermano hanno contestato lo stesso reato anche a Marco Osnato, consigliere comunale del Pdl - nonché genero di La Russa - e a Gianfranco Baldassarre, altro esponente Pdl. Secondo l'accusa La Russa avrebbe ricevuto contributi elettorali illegali per le Regionali del 2010 e le Provinciali di Vercelli del 2011. In particolare sarebbero «i costi per la stampa dei manifesti elettorali e dei cosiddetti "santini"» ricevuti da Luca Giuseppe Reale Ruffino, amministratore unico della società «Constructa srl», a metterlo nei guai, dal momento che - si legge nell'avviso di chiusura delle indagini - i «contributi di natura economica» sarebbero stati versati «in violazione» della legge. La Russa si dice tranquillo, pronto a offrire ogni chiarimento alla magistratura: «Preciso che ho appreso questa mattina di essere indagato per finanziamento illecito al Pdl perché un dirigente del partito, Luca Ruffino imprenditore, membro del coordinamento regionale Pdl mi avrebbe aiutato sobbarcandosi il costo di qualche mio manifesto per un totale di meno di 5.000 euro divisi in due campagne elettorali, una delle quali a Vercelli dove ero candidato di "servizio" nel collegio ultimo in graduatoria - spiega - Verificherò se è stato commesso da parte mia o dal mio committente elettorale che seguiva la mia propaganda - continua La Russa - qualche errore tecnico che ha consentito questa indagine, ma dopo oltre 40 anni di militanza politica improntata alla legalità e correttezza provo molta amarezza nell'essere indagato solo per un eventuale errore burocratico». Sarà. Sta di fatto che il decimo indagato all'interno del Consiglio provoca un vero e proprio terremoto - l'ennesimo - al Pirellone. Appena mercoledì scorso accuse di corruzione e di finanziamento illecito dei partiti sono state rivolte ad Angelo Giammario (Pdl). Ma prima di lui, a finire sotto accusa in indagini diverse fra loro, sono stati lo stesso presidente del Consiglio Davide Boni (Lega, per corruzione), sempre per un presunto giro di tangenti i due vicepresidenti eletti insieme a lui a inizio legislatura, Filippo Penati (Pd, ora al Misto) e Franco Nicoli Cristiani (Pdl). L'ex consigliere segretario Massimo Ponzoni (Pdl) è stato arrestato, invece, per bancarotta. Risultato, 4 componenti su 5 iniziali dell'Ufficio di presidenza del Pirellone sono stati indagati. A questi casi si aggiungono quelli dei consiglieri del Pdl Gianluca Rinaldin (corruzione) e Nicole Minetti (favoreggiamento della prostituzione). E quelli degli assessori leghisti Daniele Belotti (per una vicenda di tifo violento) e Monica Rizzi (accusata di dossieraggio ai danni di avversari politici interni al partito). Adesso Formigoni trema.