A Berlusconi e Monti la palma di più ricchi del Parlamento
Il più ricco è sempre e, inevitabilmente, lui: Silvio Berlusconi. Tra il Cavaliere e il leghista eletto nelle Marche Eraldo Isidori, il parlamentare più povero, ci sono ben 48.154.810 euro di differenza. Nella denuncia dei redditi del 2011, infatti, l'ex presidente del Consiglio ha dichiarato un reddito imponibile di 48.180.792 (ben 8 milioni in più rispetto all'anno precedente) oltre agli acquisti della famosa villa di Lampedusa e di un'altra proprietà ad Antigua. Isidori, invece, che a Montecitorio è arrivato nel dicembre del 2010 subentrando a Roberto Zaffini, si è fermato a 25.982. In mezzo ci sono i 628 deputati e i 315 parlamentari mancanti. Con poche sorprese. A Palazzo Madama, ad esempio, il più ricco è l'ultimo arrivato: il premier e senatore a vita Mario Monti. Ma il suo milione e 513mila euro era già noto dopo «l'operazione trasparenza» che ha coinvolto l'intero governo. Sugli altri gradini del podio finiscono, alla Camera, l'imprenditore della Sanità Antonio Angelucci (Pdl) con 1.769.445 e l'avvocato civilista e presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera Donato Bruno (Pdl) con 1.751.830. I due, però, compiono un percorso decisamente opposto. Angelucci, infatti, registra un forte calo visto che nel 2010 aveva dichiarato ben 6,1 milioni di euro. Bruno, al contrario, triplica il suo reddito che l'anno precedente si era fermato a 570.356. Al Senato, invece, di poco staccato dal premier ci sarebbe l'ex ministro della Sanità Umberto Veronesi (1.484.009) che però non è più senatore essendosi dimesso nel novembre del 2010 dopo essere stato nominato presidente dell'Agenzia per la sicurezza nucleare. Così al secondo posto si piazza il vicepresidente vicario del gruppo Mediolanum Alfredo Messina (Pdl, 1.383.581 euro) seguito da Salvatore Sciascia (Pdl, 1.020.992). Nella classifica degli ex ministri del governo Berlusconi la palma dei più ricchi va a due che su quella poltrona sono stati seduti per pochi mesi. Nel caso di Aldo Brancher (Pdl, 296.914), addirittura pochi giorni. Ma il primo posto se lo aggiudica Anna Maria Bernini, titolare delle Politiche Comunitarie dal 27 luglio al 12 novembre, con 415.453 euro di reddito imponibile. Tolti loro, il podio è composto da Renato Brunetta (273.664), Ignazio La Russa (245.910) e Franco Frattini (243.366). Renato Schifani, invece, batte Gianfranco Fini nella battaglia tra istituzioni. Il presidente del Senato dichiara 223.939, quello della Camera 201.115. Fini, però, può consolarsi con un altro piccolo primato. Infatti è, tra i leader di partito, quello che dichiara di più. Il numero uno dell'Idv Antonio Di Pietro si ferma a 182.207 e poi, a seguire, ci sono Angelino Alfano (169.317), Pier Luigi Bersani (136.885), Francesco Rutelli (131.252), Umberto Bossi (124.871) e Pier Ferdinano Casini (116.986). Quest'ultimo, però, mostra una certa propensione agli investimenti azionari. Tra gli acquisti spiccano 967 azioni di Intesa SanPaolo, 88 della Total, 25 L'Oreal, mentre tra le cessioni ci sono ben 1525 azioni di Unicredit. I tre capigruppo più facoltosi siedono tutti sugli scranni di Montecitorio. Si tratta di Siegfried Brugger (Minoranze linguistiche) che dichiara 238.091, Dario Franceschini (Pd, 225.854) e Silvano Moffa (Popolo e territorio, 167.132). Primo a Palazzo Madama Pasquale Viespoli (Coesione Nazionale) con 154.515. Mentre il più povero è l'Idv Felice Belisario che dichiara 92.756 euro che lo trasformano automaticamente nel senatore meno abbiente. E se nel Pdl Fabrizio Cicchitto (157.452) batte il suo omologo Maurizio Gasparri (129.340), nella Lega il neocapogruppo a Montecitorio Gianpaolo Dozzo (163.607) supera il predecessore Marco Reguzzoni (147.709). Ma l'elemento che balza subito all'occhio sfogliando le dichiarazioni dei redditi dei nostri parlamentari è l'assoluta "convenienza" di mantenere il doppio lavoro. Nella top ten della Camera, ad esempio, spiccano i nomi di diversi avvocati tra cui Giulia Bongiorno (1.720.936), Giuseppe Consolo (1.630.675) e Maurizio Paniz (1.482.270). Solo ottavo l'avvocato difensore di Berlusconi Niccolò Ghedini che se nel 2010 dichiarava un imponibile di 1.297.118 euro, ora non arriva nemmeno al milione (993.901). Una cifra che gli consente comunque di superare l'altro difensore del Cav, Piero Longo, che pur passando da 530.847 a 677.907 e piazzandosi al settimo posto tra i senatori, resta lontano dal collega. Il doppio lavoro premia evidentemente, anche il superassenteista del Parlamento Antonio Gaglione. Secondo le statistiche della Camera a febbraio il deputato del gruppo Misto non ha partecipato al 93,32% delle votazioni. Poco male, il suo impiego da medico unito allo stipendio da parlamentare, gli ha fruttato nel 2011 un reddito imponibile di 579.219 euro. Due ultime curiosità. Tra i deputati eletti all'estero spicca Amato Berardi (Pdl, circoscrizione America settentrionale-centrale). Il deputato ha presentato infatti il bilancio della società di cui è proprietario assieme alla moglie. Un'azienda con un patrimonio netto di 2.835.897 dollari. Non male. C'è poi chi, come l'ex ministro Mariastella Gelmini, ha annotato scrupolosamente gli eventi successi nel 2010 (matrimonio e nascita della figlia Emma) e chi invece, come il deputato Pd Francesco Boccia, dichiara uno stato civile diverso da quello della moglie Nunzia De Girolamo (Pdl). Lui scrive «libero» lei «coniugata». Ma è solo un problema legato alla tempistica in cui è stata presentata la dichiarazione.