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Bersani si ritrova nel mirino di sindacato e sinistra radicale

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L'accordo c'è. A Palazzo Chigi non sono affatto preoccupati dalle ultime schermaglie. Sia le parole del segretario della Cgil Susanna Camusso che quelle del leader di Confindustria Emma Marcegaglia vengono considerate come tatticismi. È chiaro, spiegano, che nessuna delle due parti può dare l'impressione di aver già ceduto senza lottare. Così alzano la voce. Ma alla fine tutto andrà come deve andare. Non a caso le dichiarazioni del premier e dei ministri, limitate all'indispensabile per non creare ulteriori tensioni, ostentano ottimismo. Per dirla con il titolare dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, «manca l'ultimo miglio. Sono convinto che tutte le parti faranno l'ultimo pezzo per un accordo definitivo per aggiungere un altro tassello importante al progetto per la crescita». Ma se l'esecutivo sente vicino il traguardo, all'interno dei partiti che compongono la maggioranza la situazione è più complessa. E trattandosi di lavoro la posizione più delicata è ovviamente quella di Pier Luigi Bersani. Il segretario del Pd, intervistato da Youdem.tv, mostra tutto l'impaccio di non poter marcare le distanze dalla Cgil e dalla sinistra radicale. Così si intesta il risultato di aver condizionato l'azione dell'esecutivo, ma non dà affatto per conclusa la trattativa. «Non sono stati risolti tutti i problemi - spiega -, qualche passo si è fatto. Sui punti principali abbiamo esercitato una certa forza di convinzione: credo di poter dire che si era arrivati lì con il dubbio sullo stralcio delle norme sulla corruzione e invece il governo presenterà un emendamento e si andrà avanti. Sulla riforma del mercato del lavoro il governo ha avuto l'indicazione per trovare un'intesa, certo l'intesa tocca al tavolo. Noi ci siamo trovati d'accordo nel dire che si deve trovare un'intesa». Tocca quindi alle parti sociali «percorrere l'ultimo miglio». Nel frattempo, però, i Democratici si trovano costretti ad affrontare il fuoco amico che avrà, inevitabilmente, dei riflessi all'interno del partito. Nichi Vendola, ad esempio, non usa mezzi termini: «La proposta di riforma del mercato del lavoro presentata dal governo nella notte, per quello che si conosce, va nella direzione sbagliata, quella imboccata a suo tempo da Berlusconi». Insomma, a sinistra monta il malessere ed è prevedibile che, presto, il Pd dovrà scegliere da che parte stare. Sullo sfondo c'è sempre il nodo delle alleanze. Sia Angelino Alfano che Bersani ribadiscono che nel 2013 Pd e Pdl saranno alternativi. Nessuna grande coalizione, quindi, come invece sogna Pier Ferdinando Casini. Di certo le scelte fatte oggi avranno un peso.

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