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Regali, favori e soldi spariti La politica finisce in Procura

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Dal caso Lusi al terremoto delle mazzette al Pirellone Se i partiti vogliono riavere fiducia devono cambiare

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Lapolitica è finita in procura. La presunzione di innocenza vale per tutti, sia chiaro. Ma se da un partito zombie, che non esiste più da anni, vengono fatti sparire più di 13 milioni derivanti dai rimborsi elettorali di un tempo, e nessuno se ne accorge, un problema c'è. Perché non è facile spiegare ai cittadini che a tutti quei soldi, un tempo pubblici, nessuno abbia prestato attenzione. Così come non è facile dire all'opinione pubblica - come coraggiosamente ha fatto venerdì Francesco Rutelli dopo essere finito nell'occhio del ciclone per il caso Lusi - che «così come sono fatti, i bilanci dei partiti sono facilmente truccabili». O che quattro componenti su cinque dell'ufficio di presidenza della Regione Lombardia (e 9 su 80 consiglieri regionali) risultano indagati (l'ultimo, il leghista Boni, avrebbe girato al partito oltre 1 milione di euro). Difficile anche raccontare ai propri elettori che per Natale l'amministratore pubblico che hanno votato ha accettato come regalo da un imprenditore «una valanga di pesce, che riempiva la vasca da bagno». Perché il reato, fino a prova contraria, non c'è. Ma il rischio che qualcuno si disaffezioni, non creda più alla politica o si arrabbi si fa sempre più concreto.

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