Marchionne da Monti: confermato l'impegno di Fiat in Italia
La Fiat conferma il proprio impegno in Italia. Il mercato automobilistico è fiacco, ma non c'è intenzione di chiudere nessuno stabilimento. I vertici del Lingotto - l'amministratore delegato Sergio Marchionne e il presidente John Elkann - varcano il portone di Palazzo Chigi a bordo di una Panda rossa con tettuccio nero. E parlano a tutto campo per due ore con il premier Mario Monti. Un incontro "perfetto", commenterà alla fine Sergio Marchionne. Ma il faccia a faccia è stato accolto positivamente anche dal presidente del Consiglio soprattutto per la conferma che non saranno chiusi gli stabilimenti italiani. L'ad preceduto dalla scorta ha fatto ingresso nella sede del governo guidando, come di consueto, una delle ultime "creature" di casa Fiat. Al fianco il presidente del Lingotto, John Elkann. L'auto scelta per l'occasione è la nuova Fiat Panda nella versione rossa e tettuccio nero. Soddisfatti alla Uil di Pomigliano dove la vettura viene prodotta. L'incontro è durato circa due ore. Molti gli argomenti sul tavolo. Oltre all'impegno di Fiat in Italia si è entrati anche nei dettagli. Marchionne ha informato che già è partita la cassa integrazione per la ristruttuazione di Mirafiori con l'obiettivo di avviare una produzione di un modello Fiat e di uno Jeep. È stato fatto il punto su Grugliasco, ex Bertone, che sarà attivata in estate per avviare la produzione della "Maseratina". Marchionne ha ribadito la necessità di pensare modelli auto da vendere a livello mondiale come la jeep. Monti ha accolto positivamente la conferma che Fiat non chiude gli stabilimenti. Il colloquio ha toccato anche il tema del mercato del lavoro, che impegna in questi giorni il governo. Un tema al quale Marchionne è interessatissimo. Avrebbe così ribadito la necessità di massima flessibilità e di nuovi rapporti sindacali con accordi anche presi a maggioranza. Sul tema della presenza Fiat nel Belpaese continua ad insistere oggi anche il leader della Cgil, Susanna Camusso: "chiediamo al governo che la Fiat investa in Italia, che faccia dei modelli per essere concorrenziale sul mercato europeo, non consideri l'Italia la ruota di scorta delle produzioni degli altri Paesi". Questo anche alla luce dei dati non confortanti sulle immatricolazioni che hanno visto proprio ieri ridursi la quota Fiat in Europa del 16,5% a febbraio. I sindacati, soprattutto la Fiom che lamenta di avere i propri iscritti esclusi dalle assunzioni di alcune fabbriche, continuano il loro pressing ("Mi auguro che il governo non perda l'occasione di strappare impegni alla Fiat nell'interesse del Paese", diceva ieri Giorgio Airaudo, responsabile Auto della Fiom). Ma anche le istituzioni locali premono: il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota spiega: "quello di oggi è un incontro, io vorrei fatti. Mi aspetto - aggiunge - che l'azienda mantenga qui tutti i posti di lavoro".