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Liberalizzazioni, banche pronte ad aprire il portafoglio

Il presidente dell'Abi Giuseppe Mussari

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Le banche italiane hanno lanciato segnali di pace per rassicurare la politica che chiede loro di aprire i rubinetti del credito ancora a secco nonostante la quantità di fondi ottenuti in prestito dalla Banca Centrale Europea. Così a fronte di un impegno a riconsiderare la scelta di eliminare la norma del decreto liberalizzazioni che azzera le commissioni richieste per aprire un fido, il sistema del credito rappresentato dall'Abi, l'Associazione bancaria italiana, ha fatto un piccolo passo per cercare di motivare i politici ad approvare la correzione richiesta. Ieri i banchieri dell'organizzazione di palazzo Altieri hanno incontrato i rappresentanti di tutti i partiti. E nel corso dell'incontro con il capogruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro, è uscita la proposta: «I vertici dell'Abi si sono mostrati disponibili a discutere della possibilità che il sistema creditizio italiano possa essere il veicolo attraverso il quale almeno gli oltre 17 miliardi che le imprese italiane vantano come credito nei confronti dello stato centrale, cioè quelli più sicuri, possano essere smobilizzati». Si tratterebbe di un'iniezione di liquidità in grado di rimettere in moto un'economia reale ormai a corto di liquidi. La disponibilità è arrivata nello stesso giorno in cui l'Abi ha congelato le dimissioni annunciate dal comitato di presidenza guidato da Mussari lo scorso primo marzo dopo la norma «azzera commissioni» varata dal Senato, fino a quando l'emendamento non verrà cambiato. Il presidente intanto cerca un sostegno dalle forze politiche in una serie di incontri con Pdl, Pd e Udc da cui «si intravedono delle possibili soluzionì e da cui emerge un clima migliore e chiede ora un confronto con il governo. Dall'Udc Mussari ha incassato un appoggio esplicito. Per Casini: «la norma è sbagliata e va rimossa» mentre il Pd ha chiesto un decreto che riguardi solo le commissioni. Secondo il segretario del Pdl Angelino Alfano «il tema non ci appassiona» e ha rimandato così al governo. Alfano ha avanzato così alle banche 5 richieste per far ripartire al paese ma ha promesso un impegno per cambiare le norme di Basilea3 che frenano l'erogazione del credito. Mussari non si esprime così sui tempi e modalità della soluzione della vicenda però si è detto soddisfatto di come si sia avviato «un confronto» con le forze politiche sul «ruolo del sistema bancario», su «cosa abbiamo fatto e cosa facciamo». L'Abi si attende, «nel rispetto del Parlamento» che la norma trasformi il divieto delle commissioni in sanzione per chi non le applica secondo i principi della trasparenza.   Le forze politiche della maggioranza si sono dichiarate disponibili a correggere la norma ma nessuno si è offerto per fare il primo passo. E così, la soluzione che dovrebbe evitare al sistema creditizio un salasso da 10 miliardi di euro in mancati ricavi, dovrà arrivare dal governo. Così almeno hanno preventivato Pdl, Pd e Terzo Polo. Oggi intanto il presidente del Consiglio Mario Monti è atteso alle Commissioni Attività produttive e Finanze della Camera e subito dopo incontrerà a palazzo Chigi i leader della maggioranza, Angelino Alfano, Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini. In Parlamento gli verrà formalizzata la richiesta delle forze politiche: un decreto legge integrativo che corregga «il pasticcio» sulle commissioni. L'Abi attende fiduciosa.

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