Lavoro, Monti vede le parti sociali "Si chiude la prossima settimana"
La resa dei conti sulla riforma del mercato del lavoro e sull'articolo 18 si avvicina e in attesa dell'incontro ufficiale di martedì proseguono i contatti tra governo e parti sociali. A margine del convegno di Confindustria "Cambia Italia" a Milano si è svolta una chiacchierata informale tra il presidente del Consiglio Mario Monti ed il ministro del Lavoro Elsa Fornero con la presidente degli industriali, Emma Marcegaglia. Subito dopo c'è stato l'incontro tra il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, e i leader dei sindacati Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti. Al vertice non hanno partecipato il premier Mario Monti e la presidente di Confindustria. DIECI GIORNI PER CHIUDERE La settimana prossima si chiude con la riforma del lavoro, ha detto il premier Mario Monti nel corso di una conferenza stampa con il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, a margine del convegno. "La prossima settimana vedrà due momenti molto importanti - ha detto - la conclusione dei negoziati sulla riforma del mercato lavoro e la definitiva conversione in legge del decreto su liberalizzazioni. Entrambi i punti riguardano riforme strutturali molto importanti per la crescita e l'occupazione". UIL: NON CI SONO SOLUZIONI CONDIVISE "Non scommetterei soldi sull'accordo", è il commento non certo ottimista del leader della Uil, Luigi Angeletti sulla riforma del lavoro. "Non ci sono allo stato attuale soluzioni condivise, il punto fondamentale è l'articolo 18". "Noi - ha detto Angeletti - sugli elementi che riguardano le motivazioni di carattere economico siamo disposti a fare un passo avanti, non lo siamo per nulla a modificare l'articolo 18 per quanto riguarda gli aspetti disciplinari: non c'è ragione di spostare il rapporto di potere a vantaggio delle imprese". Il governo ha detto, ha rifiutato la proposta di normare le ragioni per la risoluzione del rapporto di lavoro e questo "è inaccettabile". CISL: POSIZIONI ESTREMISTE Il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni si dice "molto preoccupato dagli opposti estremismi" nella discussione sulla riforma del lavoro, invitando a "tornare all'equilibrio". Dagli incontri informali di questa mattina del premier Mario Monti "sono emersi estremismi", dice il leader della Cisl, che avverte: senza accordo "il governo farà da solo e sarà una riforma più dura". Poi spiega: "Capisco la posizione delle imprese non quella di altri", riferendosi senza citarla alla Cgil. BARROSO: CONSENSO IMPORTANTE PER GLI INVESTITORI "Speriamo di vedere presto i contenuti della riforma", ha detto il presidente della Commissione Europea, Josè Manuel Barroso, incontrando Mario Monti in conferenza stampa. "È importante avere un forte consenso sulla riforma", secondo Barroso "anche perché è importante per gli stessi investitori". "L'Italia ha avviato una notevole riforma del lavoro, volta a rilanciare la crescita", ha aggiunto, ricordando che nel Paese "il tasso di occupazione è inferiore alla media europea, soprattutto tra le donne e i giovani" e c'è "una situazione di precarietà". Secondo il presidente della Commissione Ue, c'è bisogno di un disegno "attento" della riforma per avere "maggiore flessibilità in entrata e in uscita". Con le giuste politiche, inoltre, l'Italia "potrà contribuire a costruire l'edificio europeo". CASINI: L'ACCORDO SI FARÀ Secondo Pier Ferdinando Casini c'è un elemento comune a tutte le persone coinvolte nella trattativa sul lavoro ed è la "consapevolezza che questo Paese va salvato dal baratro". Il leader dell'Udc lo ha detto parlando della cena cui ha partecipato ieri con Emma Marcegaglia e Susanna Camusso: "Mi sembra che giustamente qualcuno difenda il suo punto di vista con la consapevolezza che il Paese va salvato dal baratro". Per il leader del Terzo Polo sono "comprensibili" le critiche giunte dagli industriali e dai sindacati alle ipotesi di riforma del mercato del lavoro. "Bisogna essere molto attenti e molto rigorosi nel dare per acquisito un accordo che è ancora difficile da raggiungere, ma io sono ottimista", ha sostenuto Casini, al suo arrivo al convegno di Confindustria. "L'accordo ci è imposto dai fatti, dalla situazione, dai comportamenti - ha proseguito - e alla fine arriverà". "Ma - ha aggiunto - dare per scontato quello che non è può portare a rischi molto forti". L'accordo si farà qui a Milano? "Non lo so, lo si deve chiedere al presidente del Consiglio". SCONTRO SULL'ARTICOLO 18 Lo scontro tra le parti resta acceso. Banche e imprese, tutte (Abi, Alleanza delle cooperative, Ania, Confindustria, Rete Imprese Italia), si ricompattano in un fronte unitario e rimproverano al governo di non avere "ancora le giuste soluzioni", respingendo innanzitutto l'aggravio dei costi e dei vincoli sui contratti a termine. Cgil e Confindustria duellano sull'articolo 18. Marcegaglia insiste su una profonda revisione della norma dello Statuto dei lavoratori che disciplina il reintegro nei casi di licenziamento illegittimo, chiedendo che resti intatto solo per i licenziamenti discriminatori e prevedendo, invece, un indennizzo in tutti gli altri casi. "Deve essere chiaro a tutti, e credo che per il presidente Monti lo sia, che se dovessimo presentarci ai mercati con una piccola riforma, soprattutto della flessibilità in uscita, la reazione sarebbe negativa", ha sostenuto ieri il presidente di Confindustria. Sull'articolo 18 "vedremo quali proposte saranno fatte: quelle sentite finora dal governo non ci convincono e non vanno bene", era stato il monito del numero uno della Cgil, Susanna Camusso. La Cgil, che pure apre sull'articolo 18 senza che se ne modifichi la sostanza, dice di poter essere disponibile solo a discutere che nei casi di licenziamenti per motivi economici spetti al giudice decidere per il reintegro o l'indennizzo. Oltre a chiedere di velocizzare le cause. IL NODO DELL'INDENNIZZO Secondo l'ipotesi del governo per quelli senza giustificato motivo oggettivo (motivi economici, appunto) ci sarebbe solo l'indennizzo; mentre per i licenziamenti senza giusta causa e giustificato motivo soggettivo (disciplinari) sarebbe il giudice a decidere se reintegrare o indennizzare; l'obbligo di reintegro resterebbe solo per i licenziamenti discriminatori. Ma la partita non è ancora chiusa neppure su contratti e ammortizzatori, che prevedono interventi "onerosi", dicono Abi e imprese, "lasciando i lavoratori più esposti alle crisi". Se il governo non rivede la proposta sulla flessibilità in entrata, firmare un accordo "sarebbe di certo un problema", evidenzia Marcegaglia. "Sono sicuro che Fornero saprà trovare la composizione anche di questo ultimo miglio di difficoltà", assicura il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, già oggi a Milano per il convegno di Confindustria. Fornero afferma che l'accordo è "imprescindibile", per una riforma che va "fatta per il Paese e per il suo futuro" anche se "da sola non basterà" per rilanciare la crescita. La riforma, insiste Monti, è "un tema cruciale e una priorità per il governo".