Quel piano di Pierferdy
Pier Ferdinando Casini è un politico di lungo corso, conosce i meccanismi del Palazzo e ha intuito cosa sta accadendo: Mario Monti non solo è l’unico arbitro tra gli interessi di Pdl, Pd e Udc, ma allo stato attuale l’unica risorsa seria disponibile per il futuro che si disegnerà da qui al 2013. Casini gioca una partita sottilissima. Iniziò la sua avventura rompendo con Berlusconi nel 2008 e restando coerentemente all’opposizione. Ha fatto la sua traversata nel deserto, non ha mai ceduto al giustizialismo e il suo anti-berlusconismo è sempre stato più «mite» di quello malcelato e poi svelato da Gianfranco Fini. Chiusa l’esperienza dell’ultimo governo Berlusconi, Casini ha tessuto una tela silenziosa ma tenace con il Quirinale, ha seguito i sassolini che qua e là Napolitano lasciava come un Pollicino della politica e - quando il Cavaliere ha realizzato che governare era impossibile e il passo indietro necessario - si è schierato con Monti. Casini sa bene che dal punto di vista dei numeri in Parlamento, il suo partito non è l’azionista di maggioranza, sa che il Pdl e il Pd in questo sistema continuano ad avere un potere di veto. Ha compreso che le regole del gioco sono cambiate e che dopo il 2013 la mappa dei partiti sarà diversa e il tesoro non sarà più nei forzieri delle vecchie coalizioni. Per queste ragioni Casini sostiene un bis di Monti o una formula dove Pdl e Pd continuino a collaborare. Oggi per una larga coalizione che prosegua il risanamento del Paese, domani per costruire un nuovo «polo conservatore», una fusione dei riformisti del Pdl, del Pd e dell’Udc. Casini immagina un big bang diluito, naturale, senza strappi, indotto dalle cose e accettato dagli uomini. Possibile? Se osserviamo il sistema e le leadership attuali o potenziali, non vedo nessuno in grado di andare a Palazzo Chigi con una maggioranza stabile. Non può il centrodestra senza la trazione leghista al nord. Potrebbe sul piano numerico forse il centrosinistra alleandosi con Casini e tenendo dentro anche elementi di «disturbo» come Di Pietro e Vendola. Ma due minuti dopo il giuramento il governo andrebbe a carte quarantotto sul programma da realizzare. Casini ha capito che si viaggia verso l’ignoto. Il 2013 è dietro l’angolo, allacciate le cinture. Si balla.