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Moretti-Bertinotti, "rottamati" ad alta tensione

Bertinotti

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Volano accuse e offese tra Nanni Moretti e Fausto Bertinotti. Due che non si stanno troppo simpatici, che si guardano in cagnesco da quasi undici anni perché ognuno convinto che l'altro abbia portato nella polvere della sconfitta il vessillo «rivoluzionario» dell'estrema sinistra. Moretti fiero della sua parentesi politica e movimentista con i «Girotondini» – spariti comunque dalla scena dopo nemmeno un anno di vita – l'altro altrettanto orgoglioso dalla sua invece lunga carriera politica, conclusa però bruscamente con la cancellazione della sinistra dal Parlamento nelle elezioni del 2008. Ma soprattutto ognuno convinto di avere in tasca la chiave giusta per battere l'eterno nemico, Silvio Berlusconi. Il quale è l'unico elemento che li unisce in un duello che si è giocato tra piazze e premi cinematografici. Era il 2001 quando il regista di «Ecce Bombo» accusò dal palco del festival di Cannes l'allora segretario di Rifondazione Comunista di aver fatto perdere Prodi nel confronto elettorale con il Cavaliere di poche settimane prima. Con una battuta intrisa di veleno: «Non capisco perché Berlusconi ringrazi milioni di persone, è sufficiente che ne ringrazi una sola, Fausto Bertinotti». Parole che il leader dell'estrema sinistra liquidò sprezzante con un «lo preferivo quando si occupava di Nutella», riferendosi alla celebre scena del film «Bianca». Oggi il terreno della contesa tra i due – che nel frattempo non hanno mai smesso di mostrare una reciproca antipatia ma che sono ormai finiti «rottamati» dalla sinistra – è ancora quell'anatema lanciato dal palco della manifestazione cinematografica francese. In una intervista pubblicata ieri da «la Repubblica» il regista si esibisce infatti così nei confronti dell'ex leader di Rifondazione: «A me resta soprattutto una una sensazione di rabbia per un governo che era popolare nel Paese e che invece fu costretto a dimettersi perché da sinistra gli tolsero i voti. Bertinotti in nome dei lavoratori che diceva di rappresentare tolse la fiducia a Prodi e, secondo me, di fatto fece perdere 10 anni a questo Paese». Il perché di questa analisi è spiegato subito dopo: «Sono convinto che se Prodi avesse resistito poi Berlusconi non avrebbe avuto vita così facile nel riprendersi la maggioranza e il destino politico dell'Italia sarebbe stato diverso». Concetto che a Fausto Bertinotti, ormai tranquillo pensionato della politica, è andato di traverso. E nel primo pomeriggio, dopo aver rimuginato sulle frasi dell'intervista, ha replicato in modo altrettanto sferzante: «Qualche generoso cronista dovrebbe informare il molto saccente Nanni Moretti che la rottura tra Rifondazione Comunista e il governo Prodi è del 1998 e che dopo tale rottura, e prima del ritorno di Berlusconi, vennero i governi di Massimo D'Alema e di Giuliano Amato e che poi, dopo il governo Berlusconi, nel 2006 tornò di nuovo a vincere la coalizione guidata da Romano Prodi». «Dopo quella lontana rottura Rifondazione, ed io con esso – è la conclusione – ha fatto un gran cammino che gli ha consentito di vivere l'esperienza del movimento altermondialista da Porto Allegre a Genova e oltre. Per parte mia è un'esperienza che rivendico: non a tutti è dato di essere autonomi dal potere. Per scelta volontaria ho lasciato il ruolo di direzione politica nel 2008, nel frattempo, da quella rottura era passata una intera storia. Anche chi è eccessivamente affezionato alle sue opinioni potrebbe vedere che non esiste alcun rapporto di causa ed effetto tra i due fatti». Forse però Fausto Bertinotti nel rivendicare il suo orgoglio «altermondista» si è dimenticato che quando, nel 2006, fu eletto presidente della Camera abbandonò il suo aplomb rivoluzionario per diventare iperpresenzialista alle serate delle feste romane. E la sinistra alle elezioni del 2008 scomparve.

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