Lo dice anche la Bce: le agenzie di rating non ne azzeccano una

Loha scritto ieri la Bce notando il calo dello spread (che si mantiene sotto i 290 punti) di 166 punti fra fine novembre e inizio marzo. Promossi, finalmente. Alla faccia – e «nonostante» come puntualizza la stessa banca centrale - delle tre sorelle del rating che ci hanno massacrato fino ad oggi. Una cascata di downgrade di enti locali, aziende, istituti di credito e assicurazioni europee da parte di Moody's, Standard&Poor's e Fitch. Dopo il giudizio di una, arrivavano quasi subito le sentenze delle altre. Una raffica di sentenze micidiali per la tenuta degli spread e l'andamento delle aste di Titoli di Stato che più volte si sono rivelate clamorosamente errate. Perché, ricordiamolo, quelli che stanno dando i voti al mondo sono gli stessi che avevano «benedetto» Lehman Brothers un mese prima del suo fallimento. O che, qualche anno prima, avevano dato 10 in pagella alla Parmalat a un mese dalla bancarotta. Costrette, nel caso dell'Italia, ad avere anche qualche ripensamento se pure tardivo. Come è successo all'inizio di marzo a Standard&Poor's: l'Italia può tornare in serie A, ha infatti annunciato una delle tre agenzie sorelle targate Usa. Certo, a condizione che Roma «continui ad andare nella giusta direzione per quanto riguarda l'andamento del debito, della crescita e delle riforme». Eppure il 21 gennaio la stessa agenzia aveva ridotto il rating sovrano dell'Italia di due gradini, a BBB+. Nel mirino delle maestrine dalla penna rossa che a volte sbagliano con l'inchiostro, comunque, non siamo soli. Lo dimostra l'ultima farsa sulla Grecia: Fitch ha innalzato il giudizio sul debito di Atene. Il rating passa a B- dal precedente Restricted default, con outlook stabile. Dopo nemmeno una settimana dalla ristrutturazione del debito da parte della Grecia, i problemi dunque non esistono più, almeno sotto il profilo del rating sovrano. Certo, la Grecia ha di fronte un orizzonte di sofferenza, tagli e fatica. «Il rischio di un default massivo non sono esauriti», nota infatti Fitch. Ma almeno sui mercati finanziari, per qualche tempo, l'interesse degli investitori più aggressivi sarà minore. Non ci possono essere due default sovrani nell'arco di pochi mesi. Il mercato, inizialmente confuso dal tira e molla sui giudizi, ora non si fida più. Contano i fatti, dunque gli spread. Altro che i rating. Resta una domanda: quale «rating» si meritano le agenzie, una bella tripla A o un declassamento a «junk», spazzatura?