Il Pdl pensa al Prof anche dopo il 2013
Un sì a un governo Monti anche dopo il 2013 se la crisi finanziaria in cui è precipitata l'Italia e l'Europa dovesse durare anche oltre quest'anno. È l'idea attorno alla quale si sta discutendo nel Pdl, anche per cercare di recuperare l'alleanza con l'Udc. Pier Ferdinando Casini è un sostenitore convinto del Professore, lo ha ripetuto anche ieri facendo capire ad Angelino Alfano – nell'ultima settimana piuttosto «freddo» con Mario Monti – che qualsiasi accordo passa per il sostegno all'attuale esecutivo: «La premessa per ogni intesa futura è sostenere questo governo, dargli forza e coraggio ed evitare piccoli espedienti per complicare la vita a Monti, perché la gente è stanca della vecchia politica, di un teatrino che abbiamo vissuto per anni e di cui nessuno ha nostalgia». Ma il Pdl sa anche che rilanciare un Monti-bis e la grande coalizione a tre mette in enorme difficoltà Pier Luigi Bersani. La base del Pd non ha mai digerito il fatto di governare insieme al partito di Berlusconi e men che mai riesce a sopportare l'ipotesi di un'alleanza anche oltre il 2013. Il Pdl gioca perciò su questo fatto, che siano i Democratici ad assumersi la responsabilità di bocciare la candidatura di Mario Monti per un altro mandato a palazzo Chigi. Così ieri mattina il sindaco di Roma Gianni Alemanno è tornato a far balenare l'idea, intervenendo alla trasmissione «Omnibus» su La7: «Se ci sarà necessità di fare una nuova larga coalizione sarà per una condizione di emergenza e quindi non lo escludo perché non si sa mai quando finiscono le emergenze». Un accenno sufficiente a far capire che nel Pdl l'ipotesi – da quando l'ha lanciata proprio Berlusconi una decina di giorni fa – continua ad alimentare il dibattito. Anche se il sindaco di Roma non ha nascosto di preferire il ritorno a un governo politico: «Mi auguro che questa emergenza finisca e che ci siano schieramenti alternativi perché gli italiani possano scegliere. La seconda Repubblica è finita e tutti i partiti devono fare un reset, ricominciare da zero e rivedere i propri schemi, ma è assurdo pensare che il governo Monti possa essere arbitro assoluto di questa situazione. Il centrodestra e il centrosinistra hanno ancora molte cose da dire: in caso contrario vorrebbe dire che la politica è scomparsa da questo Paese e francamente non lo credo». In questo momento però il Pdl ha bisogno anche di recuperare l'appoggio della Lega per le elezioni amministrative. E quindi deve camminare in bilico su un filo sottilissimo per non sbilanciarsi troppo verso i centristi ma neppure dare l'impressione di «sposare» la linea antigovernativa del Carroccio. Ma ieri è stata anche la giornata dello scontro violento tra Angelino Alfano e Pier Luigi Bersani. E, in parte, anche con Pier Ferdinando Casini. Al centro proprio il problema del sostegno a Monti e del rifiuto da parte del Pdl di discutere qualsiasi riforma che riguarda la televisione pubblica e la giustizia. Piuttosto, ha spiegato Alfano, i temi veri sono il lavoro e le banche: «C'è un governo votato dal parlamento chiamato ad occuparsi della vera emergenza, che è l'economia. E Casini e Bersani di cosa vogliono parlare? Di Rai e giustizia». Poi però ha teso una mano al leader dell'Udc, separando la sua posizione da quella del segretario dei Democratici: «Bersani mi dà dell'irresponsabile perché parlo di banche e lavoro – ha aggiunto – Anche per Casini le priorità ora sono banche e lavoro, benvenuti nel club». A mediare è rimasto proprio Mario Monti che per tutta la giornata ha lavorato per cercare di «riconciliare» i tre leader. E alla fine un nuovo vertice di maggioranza si farà giovedì sera a palazzo Chigi, nel quale Monti esporrà l'agenda del Governo per i prossimi mesi. «Particolare attenzione sarà dedicata ad alcuni temi internazionali – spiega la nota di palazzo Chigi – alla riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali; alle misure per la crescita, l'occupazione e la capacità di attrarre investimenti (tra le quali semplificazioni e giustizia); ed alcune prossime scadenze per provvedimenti del Governo (tra cui la Rai)».