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Roma Capitale in rosso, tagli in tutti i settori

Alemanno

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Difficile far tornare i conti in Campidoglio. I tagli imposti agli Enti Locali dalle ultime manovre governative rischiano, infatti, di bloccare i servizi. Per questo, i sacrifici che il sindaco Alemanno chiederà saranno per tutti. Per i cittadini, con l'aumento delle aliquote Imu su prima e seconda casa, così come il biglietto bus che salirà da 1 a 1,50 centesimi a giugno. Si sta lavorando, al momento, per evitare almeno l'aumento della tariffa rifiuti. Anche assessori e delegati tuttavia si troveranno di fronte a un budget molto più ridotto. Ieri è stato infatti deciso un taglio «base» del 30% a tutti i dipartimenti. Con delle eccezioni. A sacrificarsi maggiormente, il delegato allo Sport, Alessandro Cochi che, dopo l'addio alla candidatura ai Giochi olimpici del 2020, si vedrà ridurre il portafoglio dell'80%. Braccio di ferro poi per ritoccare anche il contributo di soggiorno, entrato in vigore il primo gennaio 2011, ha portato nelle casse capitoline ben 55 milioni di euro. Tuttavia, non tutti sono d'accordo nel ritoccare a breve termine l'obolo per i turisti: costringerebbe l'intero settore turistico a riformulare pacchetti e preventivi, molti dei quali già venduti, per un guadagno di circa 15 milioni. Poca cosa rispetto a quel meno 600 milioni imposto dal governo. E se gli uffici tecnici hanno ancora qualche giorno per limare (il bilancio sarà approvato dalla giunta entro Pasqua), la partita più squisitamente politica è da giocare tutta sulla nascita della super holding e delle liberalizzazioni. Non a caso, la delibera istitutiva della maxi società che dovrà gestire l'intero universo delle municipalizzate verrà presentata in Assemblea capitolina prima della manovra di bilancio. La legge, ricordiamo, obbliga gli Enti locali a cedere le quote di partecipazione delle municipalizzate al di sotto del 30 per cento, entro dicembre. Questo impone al Campidoglio la cessione del 21% di Acea e del 40% di Atac e Ama, queste ultime proprietarie di Roma Capitale al 100 per cento. Ovvero delle tre società che erogano i servizi maggiori ed essenziali: acqua, luce e gas; trasporti e rifiuti. Uno choc culturale prima ancora che economico.   Da definire ancora le modalità che, secondo indiscrezioni, punterebbero a una dismissione progressiva. In tal senso può essere significativa la vendita di una parte di quote Acea da parte di Francesco Gaetano Caltagirone, il maggiore azionista, dopo il Campidoglio, di Acea spa. La notizia è stata diffusa, guarda caso, proprio ieri. «Francesco Gaetano Caltagirone, tramite società controllate, nel mese di febbraio ha venduto 56mila azioni di Acea, pari a una quota dello 0,03% - si legge in una nota stampa - la quota totale di Caltagirone nell'azienda romana viene così limata dal 16,26 al 16,23%. Il controvalore dell'operazione è pari a circa 297mila euro». Fermi invece, al momento, i francesi di Gdf-Suez con l'11,5%. Un segnale importante che ben si accosta all'allarme lanciato dalle opposizioni che daranno battaglia proprio sulla costituzione della holding. A preoccupare infatti non è quel 40% in meno sulle aziende del trasporto e dei rifiuti (dove i conti sono perennemente in rosso e l'ingresso di capitale privato rappresenta linfa vitale) ma proprio la perdita della maggioranza dell'unica società che continua a produrre utile e dunque a portare soldi in Campidoglio.

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