Crisi e finanza: alla Lateranense l'«uscita di sicurezza» di Tremonti
Perché«la crisi nasce dalla finanza, e poi si sposta sugli Stati». Giulio Tremonti, in più legislature ministro dell'Economia, presenta il suo libro Uscita di sicurezza all'Università Lateranense. Al dibattito anche il presidente dello Ior Gotti Tedeschi, il presidente dell'Aises De Luca, il cappellano della Camera Leuzzi e il direttore de Il Tempo Sechi. Considerato un liberista puro, ora invece si è spostato su una linea che ricalca le encicliche sociali, che «sono l'unica cosa che resta», dopo che per anni il sistema è stato delineato dalla Ricchezza delle Nazioni di Adam Smith e dal Capitale di Karl Marx. Il problema, oggi, è che «la ricchezza finanziaria è maggiore del capitalismo». Serve - sostiene Tremonti - un sistema di regole, «difficile da definire», sebbene arroghi tra i meriti del suo lavoro al governo «un decalogo di regole per l'economia che erano la base potenziale per un trattato multilaterale», firmato poi da più di trenta Stati. Ricorda che «fino a qualche tempo fa l'intervento dello Stato sul mercato era demonizzato, oggi invece gli Stati hanno salvato le banche». E lancia la proposta di un "sabbatico", una sospensione dei debiti per venti o quaranta anni, perché «c'è un volume di debiti e crediti che non hanno riscontro nella realtà e non sono pagabili». «Un'Europa disegnata sulla rigidità dei bilanci - conclude - non ha grandi prospettive». Ettore Gotti Tedeschi, presidente dello Ior, definisce il libro come «la seconda enciclica di Tremonti» (la prima sarebbe il libro precedente, La paura e la speranza), dove «spiega cosa vuol dire confondere fini e mezzi. Quando gli strumenti assumono una autonomia morale diventano qualcosa di sacro». L'uscita di Sicurezza «significa agire su interpreti, fini, persone. Rinnovare gli uomini e gli strumenti». E plaude alla soluzione della Bce, che ha copiato quello che sta facendo Federal Reserve negli Stati Uniti. «La Fed ha rifinanziato il sistema bancario, una scelta che sta funzionando. La Bce ha stanziato un trilione di euro, e lo ha messo a disposizione delle banche. Le banche, a loro volta, hanno emesso 700 miliardi di euro di obbligazioni, 70% è stato congelato per far fronte a scadenze obbligazionarie di banche europee». Da parte sua, Tremonti non vuole entrare nel merito delle scelte di Draghi, (e però il trilione di euro «doveva essere più limitato, per esempio con vincolo di destinazione a piccole e medie imprese»), ma domanda: «Perché il sistema bancario è arrivato a questi livelli? Con questa soluzione non credo ci saranno effetti risolutivi, si sta solo spostando il problema». Un problema che ha radici nell'ultimo ventennio, in cui «è cambiata la struttura e la velocità del mondo», scatenando «un processo che si basa su tre fondamentali cambiamenti: una nuova geografia, data dal world trade, il commercio mondiale; una nuova tecnologia, la rete; e una nuova finanza, che si sviluppa sulla rete in modo iperbolico». Tremonti contro il capitalismo? «Ma il capitalismo c'era fino agli Anni Novanta, poi avviene una radicale mutazione: sulla rete si possono creare volumi di ricchezza che sovrastano la ricchezza fisica. E questo porta ad una nuova ideologia». Ma, conclude Tremonti, «io ho sempre pensato: il mercato dove è possibile, la comunità dove è necessario».