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Boni non si dimette. Aventino delle opposizioni

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DavideBoni ha scelto di riferire così le sue considerazioni sulle accuse di corruzione mossegli ormai una settimana fa dalla Procura di Milano. Una email per ribadire che non intende dimettersi da presidente del Consiglio regionale della Lombardia. Non è intervenuto, dunque, in Aula come era intenzionato a fare fino a lunedì. Ha scritto due cartelle fitte: «Intendo proseguire» nell'incarico (ed è «una buona notizia» secondo Roberto Maroni) senza gridare al complotto ma rivendicando «il diritto di difendermi, sfido chiunque a trovare anche solo un euro nelle mie tasche che non sia frutto del mio lavoro o, per quanto riguarda il mio partito, che non sia frutto di versamenti o elargizioni ufficiali e dettagliatamente documentabili». Poi ha preso lo stesso parte alla seduta del Pirellone fendendo la folla di giornalisti, fotografi e cameraman che lo attendevano: si è seduto nei banchi della Lega, il suo partito, non sullo scranno più alto affidato ieri al vicepresidente Pdl, Carlo Saffioti. Una passeggiata comunque non è stata, per Boni. Perché sulla richiesta di dimissioni avanzata con una mozione urgente da tutta l'opposizione il Consiglio regionale si è arenato per oltre due ore di discussione, di fatto trasformando la questione politica in una battaglia procedurale. Saffioti ha infatti dichiarato inammissibile il documento sottoscritto da Pd, Idv, Udc, Sel e Pensionati «perché - ha spiegato - configura una sorta di sfiducia al presidente del Consiglio che non è prevista dalle norme, in quanto ruolo di garanzia». Dovrà decidere definitivamente la Giunta per il regolamento (la presidenza è dello stesso Boni) convocata per giovedì pomeriggio. Ma intanto la presidenza di turno ha ammesso una mozione urgente presentata ieri da Pdl e Lega per dare «fiducia» alla magistratura e alla maggioranza di centrodestra. «La giornata di oggi - ha commentato il capogruppo del Pd, Luca Gaffuri - segna uno spartiacque nella legislatura, perché il centrodestra ha scelto di forzare le regole pur di non discutere né votare sul caso Boni una mozione del tutto legittima delle opposizioni: l'imbarazzo di Pdl-Lega e Formigoni è del tutto evidente». È stato, poi, lo stesso presidente della Regione a rimandare le accuse al mittente. «Quello che è accaduto stamattina - ha sostenuto Formigoni- dimostra che la maggioranza è venuta a ranghi compatti pronta a discutere della sostanza politica della vicenda, ma la mossa improvvida e non intelligente dell'opposizione ha impedito che questo dibattito avvenisse, presentando una mozione chiaramente irricevibile». Quando è stato chiaro, dopo una serie di sospensioni della seduta, che la mozione «di sfiducia» non sarebbe stata recuperata, Sel e Idv hanno deciso di abbandonare i lavori, seguiti poi da Pd e Udc . A quel punto la maggioranza ha ritirato la sua mozione «di fiducia».

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