"Vince la Roma della Cancellieri"

La Lega torna ad attaccare la Capitale. Troppo azzardato, dopo quanto accaduto al Pirellone (dove il presidente del Consiglio regionale lombardo, del Carroccio, è indagato per un giro di tangenti da 1,6 milioni di euro finiti, secondo gli inquirenti, nelle tasche del partito) parlare di «Roma ladrona». Ecco allora che la decisione di dire addio alla tessera del tifoso, voluta fortemente dall'ex ministro dell'Interno Roberto Maroni, si trasforma subito nell'occasione buona per criticare Roma e i romani. Non più ladroni, ma violenti.   I fatti. Il rappresentante leghista non ha gradito la scelta fatta dalla Federcalcio e dall'osservatorio del Viminale di passare dalla "schedatura" degli ultrà a una più soft "fidelity card". «Qualcuno ha deciso di abolire la tessera del tifoso - scrive su Facebook - che pure (confermano oggi dal Viminale) "ha dato grandi risultati" nella lotta contro la violenza negli stadi. Ci saranno meno controlli. Ma come? Meno controlli per contrastare i violenti?», domanda sarcastico. Fin qui, tutto regolare. Del resto il Carroccio è all'opposizione, nove volte su dieci contrario alle decisioni di Monti e dei suoi tecnici. Ma c'è di più. «Brutta notizia - aggiunge Maroni - per i tifosi che vanno allo stadio solo per divertirsi e non per menare le mani. Hanno vinto le tifoserie ultras e violente, hanno vinto quelle società di calcio come la Roma (di cui è tifosissima la ministra Cancellieri) che mai avevano accettato le regole», attacca l'ex ministro. L'affondo è diretto. Stavolta nel mirino di Bobo finiscono, non i politici e le loro poltrone, ma gli ultras giallorossi. Come se le tifoserie "violente" non esistessero anche al Nord. Vedi Bergamo, o Brescia. Come se - e va bene che l'ex titolare del Viminale è milanista - a San Siro non fosse stato lanciato, solo qualche anno fa, un motorino dal terzo anello. Erano tifosi nerazzurri, non i romanisti cari alla Cancellieri. La risposta della società di Trigoria non si fa attendere. «Non una conquista della Roma, ma una scelta ragionevole» precisa Claudio Fenucci, amministratore delegato della Roma, secondo cui l'evoluzione della tessera del tifoso in fidelity card, semplicemente, «va incontro alle esigenze delle società, e anche a quelle dei tifosi». D'altronde la società giallorossa, acquistata la scorsa estate da una cordata statunitense, è stata forse la più attiva nel proporre nel corso della stagione nuove iniziative per venire incontro ai bisogni dei tifosi, cercando di agevolarne l'accesso allo stadio, pur nel rispetto delle normative espresse dal Viminale e accettate dalla Lega calcio. «Noi i precursori? No, ma già a inizio stagione avevamo presentato un progetto nuovo che aveva tutti i requisiti di conformità alle normative - spiega l'ad romanista in riferimento al carnet di biglietti, acquistabile anche senza tessera del tifoso, entrato in vigore nel girone di ritorno - E questa apertura concessa dal Viminale va nella giusta direzione, dando alle società la possibilità di attuare iniziative di fidelizzazione nei confronti della tifoseria nell'ambito di linee guida specifiche».   A Trigoria si è preferito non commentare le accuse dell'ex ministro dell'Interno, ponendo invece l'accento sul «modus operandi» del club. «Abbiamo sempre rispettato tutte le normative - sottolinea Fenucci - La Roma ha solo trovato gli strumenti che potessero venire incontro alle esigenze della società e della nostra tifoseria». A rispondere in modo diretto all'esponente del Carroccio è, invece, Paolo Cento, presidente del Roma club Montecitorio: «Roberto Maroni perde due volte - commenta - la prima quando ha fatto la tessera tifoso e la seconda ora che confonde il tifo per il calcio con la politica. La tessera è probabilmente una delle ragioni della crisi della Lega al nord, visto che anche lì è uno strumento osteggiato da molti tifosi». E aggiunge: «La Roma è stata la prima società che ha avuto il coraggio di sollevare qualche elemento di critica sulla tessera del tifoso, ma questo non significa stare dalla parte dei violenti. Stiamo semplicemente in democrazia. Il principio da affermare è che cittadini e tifosi hanno gli stessi diritti. Bisogna evitare forme di repressione illiberale». Anna Maria Cancellieri, tirata in causa da Maroni, sceglie un tecnico no comment. Quanto alla tessera del tifoso, da molti era considerata una tessera business che agevolava solo le banche. Almeno questa volta nessuno potrà dire che i professori abbiano fatto il tifo per le banche,