Boom di partite Iva aperte dai giovani
A gennaio quasi 88 mila in più rispetto allo stesso mese del 2011
Èil popolo delle partite Iva. Più di tre milioni di persone, il 15% della popolazione attiva, che sono aumentate, solamente nello scorso mese di gennaio, di 87.553 unità, il 4,5% in più rispetto al corrispondente mese del 2011 e di poco superiore rispetto al mese precedente. Una notizia che arriva direttamente dal Dipartimento delle Finanze del ministero dell'Economia e che, ai già interessanti numeri, ne aggiunge altri che necessariamente fanno riflettere sul difficile momento per il mondo del lavoro in Italia. Il 53,2% delle aperture di nuove partite Iva, infatti, è richiesta da giovani che hanno meno di 35 anni e tale classe di età è l'unica che mostra un aumento di aperture rispetto allo scorso anno. A gennaio 2012, rispetto a dicembre 2011, le nuove partite Iva sono aumentate del 243% ma questo raffronto «è scarsamente significativo», come sottolinea lo stesso Dipartimento delle Finanze del ministero dell'Economia, in quanto normalmente per l'apertura di un'attività, anche ai fini fiscali e della contabilità in generale, si preferisce l'inizio dell'anno piuttosto che la fine. La distribuzione per natura giuridica mostra la forte preponderanza delle persone fisiche nelle aperture di partita Iva (la loro quota si attesta all'81,8%) e, tra le altre forme giuridiche, le società di capitali raggiungono il 10,7%. Confrontando tali dati con il gennaio 2011, si nota - riferisce ancora il ministero dell'Economia - che proprio grazie alle persone fisiche il mese si chiude con un aumento, in quanto il loro incremento (+8,2%) permette di bilanciare il calo di aperture relativo alle forme societarie. Riguardo alla ripartizione territoriale delle aperture, il 45,4% di esse si è registrato al Nord, il 22,7% al Centro, il 32% al Sud ed Isole; il confronto con gennaio 2011 denota un lieve calo di aperture al Nord-Est mentre il resto delle regioni è in aumento, più marcato al Centro-Sud ed Isole. La classificazione per settore produttivo evidenzia che nelle attività professionali si registra il maggior numero di aperture di partite Iva: il 22,2% del totale, seguito dal commercio con il 20%. Nel complesso, il gruppo dei servizi raccoglie il 57,3% delle aperture totali, con un aumento, rispetto al gennaio 2011, dell'8,6%; anche il settore agricolo mostra un deciso aumento di aperture, mentre in flessione appare quello industriale, sostanzialmente stabile il commercio. Relativamente alle persone fisiche, la ripartizione per sesso vede gli uomini aprire circa il 64% di partite Iva; da notare, comunque, il sensibile incremento di aperture Iva da parte delle donne, rispetto al gennaio 2011: +11,3%. E così il popolo delle partite iva cresce a tal punto da diventare un argomento di discussione anche per chi in questi giorni sta affrontando assieme al ministro del Welfare Elsa Fornero il capitolo della riforma del mercato del lavoro. Tra questi il segretario della Cisl Raffaele Bonanni per il quale non basterà questo per far «scendere disoccupazione al 4-5 per cento». In una vera riforma serviranno infatti «la riduzione delle tipologie contrattuali, il potenziamento dell'apprendistato come forma primaria di stabilizzazione ma occorrerà anche rafforzare gli elementi di rioccupabilità» e soprattutto «un taglio netto sulle finte partite Iva».