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Il partito di Berlusconi teme l'inciucio Pd-Udc sulla tv

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La tregua che il Pdl ha sottoscritto con il governo dei tecnici sulla politica economica rischia di saltare sul tema spinoso della riforma della Rai. È bastato che ieri si diffondesse la voce di un incontro riservato tra Bersani, Casini e alcuni alti funzionari di Viale Mazzini, per rimettere in moto la macchina dei sospetti. Ovvero il timore di un accordo sotto banco tra Pd e Udc per confezionare una riforma della governance di viale Mazzini tagliando fuori il Pdl e con l'appoggio di Monti. Questo ha mandato su tutte le furie i maggiorenti di via dell'Umiltà e lo stesso Berlusconi, così il segretario Alfano ha deciso di disertare il vertice di ieri sera con il premier e i leader di Pd e Udc proprio per non trovarsi sul tavolo anche il tema della Rai oltre a quello altrettanto scomodo della giustizia. Una tensione che poi ha indotto Monti a rinviare l'incontro a data da destinarsi. Il messaggio di Alfano è chiaro: l'appoggio al governo non andrà oltre i temi economici. Tra l'altro, proprio in mattinata Monti ha incontrato a palazzo Chigi il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri. Mentre tutto il Pdl insorge e richiama il governo al rispetto delle priorità dalle quali «è esclusa la Rai» come ha rimarcato il capogruppo alal Camera Cicchitto, il Pd non sta con le mani in mano. Il segretario Pier Luigi Bersani minaccia: «se il cda si rinnova con le vecchie regole non partecipiamo». ma poi ha anche sottolineato che «non sarà su questo che il governo salta». Il braccio di ferro tra i partiti ha fatto piombare l'azienda di viale Mazzini nel caos. Il cda scade a fine marzo, in occasione della presentazione del bilancio. Dopodichè si apre il vuoto. L'ipotesi dell'arrivo di un commissario non sarebbe giustificata da un bilancio che dopo cinque anni negativi, torna ad essere in attivo. Quindi due sono le ipotesi: o si va al rinnovo ma è difficile o alla proroga. Questa soluzione sarebbe suggerita dall'appuntamentro con le amministrative. Doppiata l'estate si entrerebbe in campagna elettorale. Quindi basterebbe per il cda arrivare a maggio e il nodo del rinnovo passerebbe alla prossima legislatura. Nel frattempo si intensificano le manovre con Casini che vorrebbe portare al posto del direttore generale Lei, Giancarlo Leone. Ma a questa poltrona aspirerebbe anche Claudio Cappon sostenuto dal ministro Passera. Monti però potrebbe anche sostituire il consigliere Petroni con un bocconiano di sua fiducia. La Lega non sta ferma e vorrebbe mettere il cappello sulla presidenza giovandosi della legge Gasparri che assegna all'opposizione quella poltrona.

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