E Riccardi sbottò: che schifo!
È successo poco prima dell'inaugurazione della mostra «Stato e Chiesa» a Palazzo Giustiniani. Il ministro per la Cooperazione, Andrea Riccardi, e quello della Giustizia, Paola Severino, stavano parlando del «passo indietro» di Angelino Alfano, che ha mandato a monte il vertice previsto fra i big di Pdl, Pd, Udc e il premier Monti. «Hai visto?», ha chiesto la Severino. E Riccardi, forse sottovalutando l'attenzione dei cronisti: «Voleva solo creare il caso». Poi ha aggiunto: «Vogliono solo strumentalizzare: è la cosa che più mi fa schifo del fare politica. Ma quei tempi lì sono finiti», ha detto il ministro, che in un altro passaggio del dialogo con la Severino (in quel momento era arrivato anche il ministro della Sanità, Renato Balduzzi) ha anche detto: «Loro hanno grossi problemi a trovare l'accordo sulla legge elettorale». Inevitabile la bufera. «Riccardi smentisca le parole inaccettabili attribuitegli stasera o si dimetta» ha subito scritto su Twitter il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri. Ancora più duro il vicecapogruppo dei deputati del Pdl, Maurizio Bianconi: «Trovo allarmante il colloquio tra il ministro per la Cooperazione, Andrea Riccardi, il ministro della Giustizia, Paola Severino, e quello della Sanità Renato Balduzzi riportato dalle agenzie. Mi preme ribadire che Angelino Alfano si è comportato da vero segretario di un grande partito. E che le dietrologie del ministro Riccardi ne definiscono capacità, personalità e interessi rappresentati». Ci mette il carico da undici il senatore del Pdl Achille Totaro: «Ma come si permette il ministro Riccardi di usare toni così offensivi? La poltrona gli ha dato alla testa?». Totaro chiede al presidente del Consiglio di «richiamare pubblicamente e subito all'ordine questo signore che da questo momento è sgradito in Parlamento». Non usa mezzi termini nemmeno il capogruppo del partito a Montecitorio, Fabrizio Cicchitto: «Se al ministro Riccardi facciamo schifo può benissimo prendere definitivamente le distanze da noi dimettendosi. In caso diverso metterebbe in evidenza una straordinaria dose di doppiezza e di opportunismo continuando a fare il ministro con il voto di chi disprezza». Interviene anche Renato Brunetta: «Al ministro pro tempore Andrea Riccardi dico che tutte le opinioni sono lecite, ma il disprezzo della politica è il disprezzo della democrazia. Un ministro in carica che non ha mai ricevuto un mandato popolare farebbe bene a misurare anche quel che pensa. Farebbe meglio a dedicarsi ad altro». Alla fine è proprio Andrea Riccardi a farsi sentire. Il ministro getta acqua sul fuoco: «Si è trattato di battute, estrapolate nel corso di una conversazione informale, captate a distanza da alcuni giornalisti e non riportate nella loro interezza né nel loro genuino contesto, tanto da apparire forzate. A tali battute non si può attribuire pertanto alcun valore di giudizio personale. Mi scuso se qualcuno si possa ritenere offeso. Ho sempre avuto con l'onorevole Alfano un rapporto cordiale e sincero». Alberto Di Majo