La sola guerra all'evasione non basta

Di fronte alle emergenze gli Usa si affidano agli zar. Contro terrorismo, criminalità, droga, la Casa Bianca nomina super-funzionari con pieni poteri che riferiscono al presidente e al dipartimento di Giustizia. Il loro simbolo è Rudy Giuliani, il magistrato nominato nell'83 da Ronald Reagan procuratore del South District di New York, che ripulì la Grande Mela conquistando due mandati di sindaco e venendo eletto da Time, dopo l'11 settembre 2001, Uomo dell'anno. L'Italia non lo sa, ma ha anch'essa il suo zar. Si chiama Attilio Befera ed è capo dell'Agenzia delle Entrate dopo avere creato la macchina da guerra, apprezzata o detestata, di Equitalia. A Befera, lanciato da Vincenzo Visco, portato in palmo di mano da Giulio Tremonti, Mario Monti ha affidato l'offensiva finale contro l'evasione fiscale. Befera lo fa con il suo stile, che non guarda al consenso né al politicamente corretto. Ma i risultati non mancano: il target 2011 di 12 miliardi di recupero di evasione è già in cassaforte con gli interessi. Ma è per il 2012 che lo zar del fisco è stato dotato di strumenti impressionanti per un paese come il nostro. Spesometro, redditometro, abolizione del segreto bancario. Blitz come a Cortina, Courmayeur, Napoli, Milano, Roma, e chissà che cosa accadrà in estate sulle spiagge. E poi il censimento delle case, la revisione degli studi di settore, i controlli sull'utilizzo privato dei beni delle società, spesso auto di lusso e yacht. Tutto giusto: Il Tempo è dall'inizio al fianco del ruvido Befera. Il problema però è un altro. La guerra a tappeto contro l'evasione si sovrappone ormai con due dati con i quali occorre fare i conti. Il primo è l'aumento esponenziale della pressione tributaria su chi le tasse le paga; il secondo è il calo di consumi che strangola l'Italia. Nella busta paga di marzo troveremo un prelievo aggiuntivo Irpef dello 0,33 per cento, che nel Lazio va ad aggiungersi all'addizionale dell'1,4 determinando così una stangata dell'1,73 per cento. Spalmata sui prossimi mesi, si sommerà a giugno alla nuova super-Ici, o Imu, della quale pochi hanno capito il meccanismo ma tutti sanno che sarà molto più salata della gabella abolita nel 2008 da Berlusconi. Nel frattempo giorno dopo giorno si aggiorna il caro benzina: la verde tocca gli 1,9 euro. L'Iva è già aumentata e ad autunno rischia di scattare di altri due punti. Non si salvano i conti correnti ed il risparmio, con tasse che saliranno ancora l'anno prossimo determinando una seconda patrimoniale sui beni finanziari oltre che sulla casa. Tutto ciò significa meno soldi in tasca e un'inflazione creata non dalla crescita o dai consumi, ma dalle tariffe e dalle tasse. Al contrario, i consumi delle famiglie sono in picchiata: non c'è un settore che superi il dato dell'inflazione, salita al 3,3 per cento, e che quindi indichi un aumento reale delle vendite. Per alimentari, vestiario, trasporti, istruzione, il calo degli acquisti è intorno al 5 per cento, compresi outlet e centri commerciali. Uno studio di Confindustria segnala poi la contrazione del 10 per cento del risparmio: per l'economista Giacomo Vaciago è il primo affacciarsi di un «welfare domestico che soccorre la disoccupazione dei figli, o, peggio, la paura del futuro». Ecco il punto. La guerra all'evasione è sacrosanta, ma intanto togliamoci dalla testa che con il suo gettito si riducano le tasse agli onesti: non è possibile senza introiti strutturali. Punto due: il redditometro, l'occhio su conti correnti e carte di credito, l'incertezza su case e risparmi rischiano di trasformarsi in un gigantesco boomerang. Anziché tranquillizzare gli onesti e spaventare i furbi, seminano timori tra chi le tasse le paga, ma nell'inquietudine generale teme che l'iscrizione ad un corso di studio, l'acquisto di un pc, un piano-risparmio, il faticoso mutuo per un figlio facciano scattare qualche parametro di ricchezza. Producendo meno consumi, meno crescita, meno lavoro, meno Pil, e quindi meno introiti fiscali. Urge chiarire. La gelata c'è già, non vorremmo morire assiderati. E Attilio Befera non vuole certo trasformarsi nella versione italiana di J.Edgar Hoover, l'uomo che per sgominare i gangster schedò tutti gli americani.