Tre single sotto il tetto di casa Monti
Oggi Mario Monti rivede l’ABC, non l’abecedario, ma il trio Alfano-Bersani-Casini, i segretari dei partiti che sostengono il governo, votano le sue leggi, e non hanno deciso come presentarsi alle elezioni del 2013. Il presidente del Consiglio svolge il suo lavoro con diligenza - possiamo discutere e obiettare sulla natura e qualità dei provvedimenti - ma non ci sono dubbi che la «pax parlamentare» produca risultati non trascurabili sul piano della governabilità. Alfano,Bersani e Casini cercano di rivendicare il primato della scelta di appoggiare l’arrivo di Monti a Palazzo Chigi, ma tra Pdl, Pd e Udc vi sono sfumature nel giudicare il governo che in realtà svelano a cosa puntano davvero i partiti «filomontiani». Il Pdl è il partito del leader che ha fatto «il passo indietro» e Alfano questo lo sottolinea spesso. Richiama il senso di responsabilità del movimento e la scelta saggia del Cavaliere di dar vita a una nuova esperienza di governo. Incalza l’esecutivo quando serve, ma Monti è un premier che al Pdl in fondo va bene, è un liberale che prova a fare quelle riforme che il partito di Berlusconi non ha mai potuto varare per l’opposizione sistematica dell’alleato forte, la Lega, oggi avversario sul terreno del voto del Nord. L’Udc è in movimento verso un’idea di «partito della nazione» che Casini accarezza come un sogno e di cui Monti è chiaramente la metafora istituzionale. Pier è un consumato manovratore e per i suoi piani sarebbe perfetto un bis di «SuperMario», la mossa apripista di un risiko che potrebbe portare Casini al Quirinale, previo accordo di legislatura con il Pdl di Alfano che non nasconde - dopo la rottura con la Lega - di voler ritrovare il dialogo interrotto con i centristi nel 2008. Il Pd è in una situazione delicata. Bersani è sotto il fuoco incrociato dei veltroniani e degli ex popolari, ha perso le primarie in maniera catastrofica a Genova e a Palermo, la sua linea politica è schiacciata a sinistra da Vendola, incalzata a destra da Di Pietro e senza sbocchi credibili rispetto al governo Monti che deve sostenere ma senza condividere le riforme che un pezzo ampio dell’elettorato e la nomenklatura del partito non digeriscono. Basta questo rapido esame per comprendere quanto sia complicato il quadro politico e soprattutto perché i prossimi mesi saranno un vero e proprio laboratorio di chimica esplosiva. Tutte le vecchie alleanze, a destra e a sinistra, sono saltate: Berlusconi non fa più le cene del lunedì con Bossi, Bersani vede la foto di Vasto con Vendola e Di Pietro sempre più ingiallita, Casini sta al centro ma per andare da qualche parte ha bisogno di una nuova legge elettorale. Sono tutti single, hanno una certa età e stanno sotto lo stesso tetto. Così non durano.