Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

«Commessi errori imperdonabili, ma basta polemiche»

default_image

  • a
  • a
  • a

Parlada generale esperto, il senatore Luigi Ramponi, già comandante della Guardia di Finanza e a capo del Sismi. Generale Ramponi, al di là della sua corretta e apprezzabile eposizione, lei avrebbe agito diversamente? «Certamente non posso esimermi dall'esprimere la mia amarezza per come è stata gestita la situazione. A cominciare dalla decisione di entrare nelle acque territoriali, nel porto indiano, consci che il fatto accaduto fosse estremamente delicato in un Paese dove vige ancora la pena di morte. Attraccando si sono perse alcune prerogative a favore della nazionalità nel giudizio dei nostri soldati. Un errore imperdonabile che deve necessariamente far riflettere». Ma cosa è successo quel giorno sulla «Enrica Lexie»? «Guardi, sono convintissimo che non sia stata una decisione interna quella di entrare in porto. Né tantomeno di far scendere i nostri soldati. La vicenda poteva essere gestita con un interrogatorio dei nostri soldati nell'ambito del "territorio nazionale", ovvero della nave sulla quale si trovavano». Cosa le è dato la conferma di questi errori a catena? «Il fatto che i nostri soldati siano stati fatti scendere portandosi dietro un enorme zaino con tutti gli effetti personali: era già fin troppo evidente, a quel punto, che non si sarebbe trattato di un semplice e rapido interrogatorio. Nessuna persona informata dei fatti va in tribunale con la valigia...». Esiste una chiave di lettura sul livore delle autorità indiane? «L'India è un Paese con forti componenti nazionaliste. La sparatoria, se sarà accertata a carico dei nostri soldati, è stata vista e vissuta come un affronto». Come uscire dalla pericolosa impasse? «Esercitando una fortissima pressione sul governo perché nelle sedi diplomatiche e politiche internazionali, nonché giuridiche, si faccia rispettare la extraterritorialità col giudizio dei militari da parte dello Stato cui appartengono. Poi, portare avanti l'idea di una cauzione in attesa che, una volta chiarite nostre eventuali responsabilità, le famiglie delle vittime vengano risarcite in maniera generosa».

Dai blog