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Abruzzo, vittoria netta per Cialente. Sconfitto Festuccia

Massimo Cialente

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L'AQUILA Un trionfo per Massimo Cialente. Il 70% degli elettori del centrosinistra hanno scelto lui. 3.512 voti per lui, solo 1.465 per il suo antagonista Vittorio festuccia. Cialente, il sindaco del terremoto, ha dovuto confrontarsi con le primarie del centrosinistra. Il suo impegno, il suo lavoro, lo stare in mezzo alla gente dal quel fatidico 6 aprile non è bastato per ottenere una naturale ricandidatura a sindaco. Rapporti troppo strani e poco costanti con il commissario alla Ricostruzione e presidente della Regione Gianni Chiodi, esponente del Pdl. Troppo gentile con Gianni Letta e riverente verso Silvio Berlusconi in tutti quegli incontri che nel corso del 2009 si sono susseguiti. Roba che non poteva essere digerita tout court da Sinistra e Libertà e da Rifondazione.   Così se da una parte un possibile candidato del Pd, l'ex sottosegretario allo sport Giovanni Lolli ha fatto un passo indietro per lanciare la ricandidatura di Cialente (sostenuto da Pd, socialisti e Comunisti italiani), dall'altra l'ex ministro Fabio Mussi ha messo in campo il medico aquilano Vittorio Festuccia, un passato da capogruppo dei ds prima di scegliere Sel ed essere appoggiato anche da Rifondazione comunista. Alle urne, nei diversi seggi allestiti in diverse zone del territorio, in rete per evitare che qualcuno potesse votare da più parti, si sono recati cinquemila aquilani. Per Festuccia solo la rimanenza. L'Aquila non è Milano o Napoli o Genova. Cialente ha vissuto una travagliata campagna elettorale interna e ora parte da favorito per la poltrona da primo cittadino, viste le spaccature e dissidi nel centrodestra. Adesso toccherà a Sel e Rifondazione impegnarsi per sostenere il vincitore delle primarie, concordare un programma politico che sia in linea con quanto il ministro Barca, delegato dal premier Monti per la ricostruzione dell'Aquila, vuole per utilizzare al meglio le risorse disponibili e ridare un volto alla città devastata dal terremoto. Cialente ha puntato alla vittoria sin dal primo momento forte del suo averci messo sempre la faccia. Un rapporto double face con il Governo e la Protezione civile. Un atteggiamento definito strano, e per questo poco gradito da Sel e Rifondazione. Cialente ha urlato, sbattuto i pugni, manifestato. Ma quando si trovava a tu per tu con i rappresentanti del Governo, consapevole che solo da loro poteva arrivare il sostegno alla ricostruzione è diventato mite, capace di concordare e anche di applaudire il centrodestra. Eppure, subito dopo, con il centrodestra regionale, quello del commissario Chiodi, non è mai riuscito a trovare un dialogo sereno. Ha sempre affermato con estrema sicurezza di sapere «ciò di cui la città ha bisogno». Festuccia, e quindi i partiti che lo hanno sostenuto e frange di no global, lo hanno invece sempre accusato di essere stato troppo accondiscendente rispetto alle decisioni dell'esecutivo di Berlusconi, della Protezione civile guidata da Bertolaso e della struttura commissariale. Adesso Cialente deve pensare al futuro, metter in piedi un programma che guarda alle necessità degli aquilani, alle priorità da perseguire. Si chiamano scelte condivisibili e condivise. Se non sarà in grado di farle o perlomeno di proporle, gli elettori sceglieranno altrove. Cambieranno il vento della politica. Gli aquilani, e lo hanno dimostrato anche in queste primarie, vogliono risultati concreti. Non chiacchiere, proteste e strali contro chi governa. Massimo Cialente in questi anni post sisisma è stato il sindaco delle finte dimissioni, più volte annunciate, più volte ritirate e mai prese seriamente in considerazione. Se vuole tornare a fare il sindaco dovrà smettere con finzioni teatrali e dare garanzie agli aquilani.

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