Pdl nel caos. Il Cav blinda Alfano
E venne il giorno in cui, per un «quid», il Pdl perse la testa. Solo per qualche ora. Giusto il tempo che Silvio Berlusconi ha impiegato a rettificare le sue «presunte» dichiarazioni spiegando che la verità è ben altra. Antefatto. Giovedì il Cavaliere è a Bruxelles per partecipare al vertice del Ppe. Alla fine viene intercettato dai giornalisti. Due i concetti principali che emergono dalla chiacchierata: Berlusconi è favorevole alla Grande Coalizione nel 2013 e ha qualche dubbio su Angelino Alfano. «Gli vogliono tutti bene - avrebbe detto l'ex premier parlando del segretario del partito - ma gli manca un quid....gli manca la storia». Panico. Anche perché sono settimane che non si parla di altro che dell'idea del Cav di "cancellare" il Pdl e di lanciarsi in una nuova avventura. Nuova formazione, nuovo simbolo, nuovo nome e, perché no, nuovo leader. Insomma c'è poco da stare tranquilli, tira aria di smobilitazione. Ma intorno all'ora di pranzo ecco l'inversione di rotta. «Sono molto dispiaciuto - spiega Berlusconi - perché le mie presunte dichiarazioni sul segretario del Pdl non rispondono assolutamente al mio sentire. Faccio notare che non rispondono neanche a quanto ho dichiarato più volte a giornali nazionali e internazionali». «Alfano - prosegue - è il più giovane leader tra quanti oggi esistono in Italia ed è stato eletto per un grande progetto di cambiamento, in un momento difficile che sta gestendo con indiscussa capacità. Pertanto, quando saremo chiamati a scegliere il nostro candidato premier, lo faremo sì attraverso lo strumento delle primarie, ma io ho già detto e ripetuto che sosterrò lui, Angelino Alfano». Poi una correzione di linea anche sulla Grande Coalizione: «Alcuni hanno cercato di forzare una mia cautissima risposta ad una domanda sulla possibilità di una eventuale Grande Coalizione, altri mi hanno attribuito addirittura la fondazione di nuovi partiti. Anche in questi casi la realtà è ben diversa da quella inventata dai giornali». Questione chiusa, o quasi. Il risultato immediato delle parole di Berlusconi è che per tutta la giornata il Pdl si stringe compatto attorno al proprio segretario. Esponenti di spicco del partito e semplici deputati fanno a gara per dichiarare la loro fedeltà ad Alfano che è e resta «l'uomo giusto al comando». Ma l'impressione è che la polvere sia stata solo nascosta sotto il tappeto. Non tanto perché il Cavaliere stia cercando veramente di disfarsi del Pdl, quanto perché lo scenario futuro è così ingarbugliato che ogni ipotesi resta inevitabilmente sul tavolo. Anzitutto c'è la situazione economica del Paese. Nessuno sa cosa accadrà nei prossimi e mesi e se l'Italia arriverà alle elezioni 2013 in una condizione che consenta di dichiarare chiusa la fase emergenziale gestita da Mario Monti. Certo, mentre a Roma si discute di Grandi Coalizioni, da Bruxelles il Professore fa sapere che il 2013 rappresenta «l'orizzonte temporale di vita del governo». Un modo per fermare i tentativi di chi (Pier Ferdinando Casini in primis) vorrebbe mantenerlo a Palazzo Chigi anche dopo. Ma si sa che Monti ha poca voce in capitolo. E se il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e i partiti maggiori dovessero chiedergli un impegno ulteriore, difficilmente potrebbe tirarsi indietro. Detto questo è chiaro che alle elezioni del prossimo anno le forze politiche non potranno sparire. Quindi il Cavaliere è preoccupato anche dal fronte interno. Il Pdl, almeno così dicono i principali sondaggi, ha perso appeal, occorre qualcosa di nuovo che sappia ridestare la fiducia degli elettori. L'obiettivo resta sempre quello di costruire la «casa dei moderati» che si riconoscono nel Partito popolare europeo. Ma il percorso di avvicinamento all'Udc resta pieno di ostacoli soprattutto perché i centristi sognano di poter lucrare consensi da una possibile implosione del Pdl dopo le amministrative di maggio. Che si preannunciano piuttosto insidiose per il Cavaliere. Forse per questo Berlusconi ha deciso di rimettersi in pista e mercoledì 7 tornerà in televisione ospite di Bruno Vespa a Porta a Porta (Pier Luigi Bersani parteciperà il 21 marzo). Un gesto che alcuni leggono come una conferma di una certa sfiducia che il Cav ha nei confronti del segretario. E c'è chi dice che con la sua uscita di Bruxelles l'ex premier abbia addirittura voluto "testare" il gradimento di Alfano. In realtà chi conosce bene Berlusconi è convinto che le sue parole siano in linea con una strategia che va avanti da tempo e che ha come obiettivo non solo quello di sparigliare mettendo in difficoltà gli avversari, ma soprattutto di ribadire il suo "peso" nel panorama politico. Questo non vuol dire che non sosterrà il segretario in eventuali primarie per la leadership. Ma in un momento di transizione in cui il Pdl fatica a radicarsi sul territorio è chiaro che occorre trovare un modo per rafforzare la sua posizione. Dopotutto, è il ragionamento del premier, Alfano viene percepito dal resto del partito come un politico e rischia, inevitabilmente, di finire vittima di giochi politici. E da qui al 2013 la strada è ancora lunga.