In Parlamento è scontro sull'Abi
Mario Monti rivendica da Bruxelles il lavoro del governo sulle liberalizzazioni e spiega che in Senato non c'è stato nessun «arretramento». Nelle sue parole si legge quasi una sfumatura di compiacimento per la rivolta delle banche, che confermerebbe che Governo e Senato non si sono lasciati intimorire dai poteri forti. «Un filone della letteratura quotidiana ci ha accusati di essere forti con i deboli e deboli con i forti - ha detto - Ma, ad esempio sulle banche non mi sembra che queste abbiano considerato morbida l'azione del governo». Resta difatti il rebus della norma sulle commissioni bancarie. I partiti che l'hanno votata ora fanno retromarcia e cercano un escamotage parlamentare per eliminarla senza dover cambiare il decreto alla Camera e costringere alla terza lettura in Senato. Ma il passaggio è in salita. I due relatori del decreto semplificazioni stanno lavorando ad un testo. La linea del governo resta quella chiarita dal sottosegretario alla presidenza Antonio Catricalà. Se il Parlamento deciderà di intervenire e le forse politiche che sostengono l'esecutivo troveranno un'intesa ampia, nessuno si metterà di traverso. Ma l'iniziativa deve essere parlamentare e non verrà da palazzo Chigi o dai ministeri economici. Manuela Dal Lago, presidente della Commissione Attività Produttive, lascia intendere che sarà difficile dichiarare ammissibile un emendamento che riguarda le banche in un decreto sulle semplificazioni: dopo l'appello di Giorgio Napolitano, sottolinea, si è diventati estremamente rigidi nel criterio di ammissibilità, anche per seguire le indicazioni del Capo dello Stato. Se si deciderà di procedere, spiegano fonti parlamentari sia del Pd che del Pdl, l'emendamento potrebbe venire incontro ad alcune delle richieste del mondo bancario facendo leva su una delle ipotesi di lavoro che ha fatto capolino per qualche ora nelle pieghe del dl liberalizzazioni al Senato, ad esempio escludendo le banche più trasparenti dalla norma che vieta le clausole sulle commissioni per le linee di credito concesse dalle banche. Ma, in particolare nel Pdl, non sembra esserci una grande disponibilità ad accontentare le banche: diversi parlamentari del partito di via dell'Umiltà chiedono esplicitamente che se il testo sulle liberalizzazioni sarà ritoccato, bisognerà inserire un passaggio in cui si chiede che gli istituti di credito utilizzino parte dei finanziamenti ottenuti dalla Bce per immettere liquidità sul mercato a beneficio di imprese e famiglie, riaprendo il rubinetto del credito. Maurizio Gasparri attribuisce la paternità della norma al Pd (l'emendamento è di Anna Rita Fioroni, senatrice popolare del Pd) e parla di uno «scontro a sinistra, politica e non solo». Anna Finocchiaro ribadisce la versione del Pd: dall'emendamento è «saltata» una frase che circoscriveva l'applicazione della norma alle sole banche che non adottano le normative sulla trasparenza; versione che peraltro non trova riscontro negli atti parlamentari, dove risulta sempre l'emendamento privo della frase «saltata». L.D.P.