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Boni è il quarto indagato nell'ufficio di presidenza

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Il presidente del Consiglio regionale Lombardia Davide Boni

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La notizia che il presidente del Consiglio della Lombardia, Davide Boni, è indagato per corruzione è arrivata come un uragano al Pirellone mentre era in corso la seduta di oggi. L'opposizione ha chiesto le sue dimissioni ma anche e soprattutto elezioni anticipate. Il segretario regionale della Cgil Nino Baseotto ha parlato di un «quadro istituzionale compromesso». E persino il capogruppo della Lega Nord, cioè del partito di Boni, Stefano Galli, considera le dimissioni opportune. «Io non faccio il magistrato - ha detto - ma visto come sono andate le cose con i suoi predecessori...». Boni, infatti, è il quarto membro dell'ufficio di presidenza indagato nell'ultimo anno e tutti gli altri tre hanno lasciato il loro incarico. A luglio si è dimesso da vicepresidente Filippo Penati - ex sindaco di Sesto San Giovanni, ex presidente della Provincia di Milano ed ex capo segreteria politica del leader Pd Pier Luigi Bersani - al centro di una vicenda di tangenti che ha riempito le prime pagine dei giornali per tutta la scorsa estate. Dopo di lui le dimissioni sono toccate all'altro vicepresidente Franco Nicoli Cristiani (Pdl), ex assessore all'Ambiente e al Commercio, arrestato a novembre (e rilasciato a fine febbraio) per tangenti. Infine a gennaio è stata la volta un altro ex assessore all'Ambiente e alla Protezione civile. Massimo Ponzoni (Pdl), finito in carcere per una inchiesta della Procura di Monza sul fallimento della società Pellicano, che si è dimesso da segretario. Insomma, dei cinque eletti nell'ufficio di presidenza nel maggio 2010 a questo punto l'unico a non essere indagato è il segretario di opposizione Carlo Spreafico (Pd). La conclusione a cui è arrivato il segretario regionale del Pd Maurizio Martina è che ora «occorre aprire una fase nuova di totale rinnovamento dell'istituzione regionale e per fare questo servono subito nuove elezioni». Di elezioni però non vuol sentire parlare il governatore Roberto Formigoni, convinto che il centrosinistra non voglia davvero andare alle urne. «'È così sicuro che vogliono davvero lo scioglimento del consiglio regionale oppure - ha osservato - abbaiano molto perché sanno che c'è qualcuno che invece responsabilmente continuerà a tenere in vita una legislatura che dal punto di vista dei risultati sta dando buone performance?». Il presidente non ha chiesto le dimissioni di Boni, come del resto nemmeno il Pdl. «Lascio questo alla sua valutazione, sono sicuro che saprà avere atteggiamenti coerenti» ha detto il presidente aggiungendo però, che la Lombardia è pronta a costituirsi parte civile se «fossero dimostrati degli atti dannosi nei confronti della Regione». Boni ha assicurato la sua innocenza. «Confermo - ha spiegato - la mia piena disponibilità a chiarire la mia posizione e la mia estraneità con gli organi inquirenti, in modo da poter fare piena luce sulla vicenda nei tempi più rapidi possibili». E poi in serata ha ringraziato tutti quelli che gli hanno inviato messaggi di solidarietà su Facebook con un post: «Vi ringrazio tutti appena posso vi rispondo ad uno ad uno in posta, buona serata, io non mi arrendo have a nice evening...».  

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