A Palermo testa a testa Borsellino-Ferrandelli
Aoltre metà degli scrutinati, il giovane consigliere comunale ex Italia dei Valori, sostenuto da buona parte della nomenclatura siciliana del Pd, era in testa. Ad un certo momento, durante lo scrutinio Davide Faraone (l'unico del Pd) ha addirittura sorpassato la Borsellino. La competizione del centrosinistra ha visto un'affluenza superiore a qualsiasi previsione. Si parla di circa 30 mila elettori che hanno varcato i 31 gazebo di Palermo. E nonostante qualche sporadica segnalazione di presunti brogli con intervento degli agenti della Digos, la partita è stata giocata correttamente. La Borsellino prima dell'inizio dello spoglio era data come la grande favorita per la candidatura a sindaco di Palermo grazie al sostegno di gran parte del Pd, Idv, Sel, Fds e Psi. Si lasciava alle spalle il renziano Davide Faraone (l'unico del Pd) e Antonella Monastra. Fabrizio Ferrandelli, inaspettatamente rispetto ai pronostici, ha dato del filo da torcere. E così ancora una volta, il partito di Bersani deve pescare nella cosiddetta società civile per poter cantare vittoria (vedi Milano, Genova, Napoli e Cagliari). Con l'affermazione della Borsellino, tuttavia, si aprirebbe una profonda crisi nel Pd siciliano. Da sempre la sorella del magistrato ucciso dalla mafia ha sermoneggiato di non fare mai accordi con il Terzo polo e di non avere nulla a che spartire con Raffaele Lombardo e quindi con il suo governo sostenuto, a sua volta, da una buona fetta del Pd che fa capo alla corrente Lumia-Cracolici. Il che vuol dire che la vittoria della Borsellino si trasformerebbe in sconfitta per il duo Giuseppe Lumia e Antonello Cracolici cosa che farà scricchiolare la giunta di Lombardo. Ad ingarbugliare lo scenario c'è l'assemblea regionale del Pd convocata per domenica prossima: unico punto all'ordine del giorno la sfiducia al segretario regionale, Giuseppe Lupo, votata dall'area Lumia-Cracolici e dalla corrente fa capo al parlamentare Bernardo Mattarella, ovvero da più della metà dei componenti dello stesso parlamentino dei democratici. A questo punto, il sì alla sfiducia, manderebbe a casa il segretario siciliano, ma soprattutto sarebbe una sconfitta per il suo protettore Bersani.