Berlusconi rilancia Alfano: darà un futuro al partito
Silvio Berlusconi oggi ha dato una nuova investitura come responsabile politico del Pdl ad Angelino Alfano, dopo le critiche, poi smentite, alle capacità dell'ex ministro di essere un leader. Al congresso milanese del partito il presidente infatti ha spiegato che l'ex ministro della Giustizia è "bravissimo, è una persona preparata, colta, intelligente e leale" e si è detto certo che "in quanto a segretari Angelino si mangia a colazione, pranzo e cena tutti quelli che sono in campo in Italia". Il suo, almeno nelle intenzioni dichiarate, non voleva essere un intervento politico perché, ha precisato, quelli spettano al segretario, ma alla fine il suo discorso ha avuto un sapore quasi costituzionale (qualcuno in sala dice "da Quirinale") di apertura all'opposizione quando ha elencato e illustrato tutte le riforme che vanno fatte. Da un lato "l'architettura istituzionale" perché com'è ora "l'Italia è un Paese ingovernabile", dall'altro la riforma della giustizia, del fisco, del lavoro. Per realizzarle Berlusconi si è dimesso da presidente del consiglio: "Abbiamo ritenuto - ha detto - che con un governo sostenuto anche dall'opposizione avemmo potuto discutere di una modifica dell'architettura istituzionale". A condurre la trattativa non sarà però l'ex premier ma ancora una volta Angelino Alfano. Per ora quindi, non si parla di Grosse Koalition anche se in un pranzo, organizzato da Licia Ronzulli, con una trentina di giovani del Pdl e i due candidati alla segreteria milanese (Giulio Gallera e Pietro Tatarella) Berlusconi ha confermato la stima per Mario Monti. A tavola si è commosso risentendo l'inno e vedendo una torta con il logo del Pdl. Nessuna intenzione di fondare un altro partito perché "sarebbe da pazzi". L'idea però è di trovare un altro nome impossibile da sintetizzare in un acronimo che "non commuove", un nome che sarà deciso al congresso nazionale. L'obiettivo di tenere insieme i moderati comunque è rimasto e nel discorso di Berlusconi è diventato quasi un j'accuse a Pier Ferdinando Casini. "Chi divide i moderati, magari restando dentro il partito dei moderati, è colpevole di un fatto gravissimo - ha tuonato -: dare con questa divisione da lui voluta la possibilità di vittoria alla sinistra che sarebbe assolutamente sempre minoranza nel Paese". Il vicepresidente di Fli, Italo Bocchino, ha risposto che è stato l'ex premier "a dividere gli italiani". Invece Casini - anche lui a Milano oggi per il congresso regionale dell'Udc - ha rigirato la questione. Ha negato che ci sia stata un'opa del suo partito sui malpancisti del Pdl aggiungendo di non poter passare il tempo a discolparsi "perché Berlusconi ha governato male". "Non posso essere dichiarato colpevole perché ho avuto ragione - ha concluso -. Purtroppo è sotto gli occhi di tutti che abbiamo ragione, ci sono state due coalizioni, prima di Prodi e poi di Berlusconi che non hanno fatto le cose che dovevano fare. E oggi questa pacificazione è il frutto del nostro lavoro politico di cui sono fiero". Schermaglie dalle quali si tira fuori il presidente del Senato che con un intervento al Corriere della Sera ha provato a "mettere ordine" tra le molte posizioni in campo. Guardando al 2013 e, di nuovo, ad un possibile reincarico a Monti e ad una riaggregazione dei moderati: "In politica - ha detto Schifani - un anno equivale a un secolo. Bisognerà vedere in quale stato di salute arriveranno i partiti e come sarà lo stato di salute del Paese, perché‚ se la crisi dovesse continuare bisognerà riflettere sulle qualità del futuro premier per mettere l'Italia al riparo da ogni pericolo e aggressione". Ma Schifani, soprattutto, auspica che dopo "aver sfatato il tabù" delle larghe intese, si possa lavorare affinché i moderati si riaggreghino "sotto le insegne del Ppe".